venerdì 29 ottobre 2010

Chi ama le donne


Chi ama le donne ne ama una, una per volta.
Chi ama le donne ne ama soltanto una e le è fedele per tutta la vita.
Ma la fedeltà all'interno di una coppia, come sapevano bene i sufisti, richiede un certo grado di ESSERE.
E l'ESSERE, purtroppo, non è acquistabile come un qualsiasi bene tramite l'Avere. E nella società dell'avere, e dell'avere per apparire, il livello di ESSERE degli uomini e delle donne è molto degradato.


(Per chi sventuratamente non avesse mai sentito parlare dei Sufisti sono i mistici dell'Islam che diedero vita ad uno dei sistemi filosofici più evoluti mai apparsi sulla terra, che tanto influenzò il nostro Dante)


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giovedì 28 ottobre 2010

Evoluzione


“ …un’altra ragione spiega perché tanto ci commuovono e ci piacciono le cose del mondo e i fiori di primavera, le rocce lucenti e gli animali che pascolano nei prati. È l’evoluzione, l’antico concetto di evoluzione mistica spesso ripetuto da Gialal ad-Din anche nel Canzoniere. L’uomo è stato un tempo minerale, pianta, animale, e, quindi ragiona il mistico, è destinato a continuare tale evoluzione, dopo la sua morte come uomo, su piani sempre più alti”
Alessandro Bausani

sabato 23 ottobre 2010

Shakespeare


Guarda come il pavimento del cielo
è fittamente intarsiato di patène d'oro splendenti:
non c'è la più piccola stella che tu contempli
la quale non canti nel suo moto come un angelo
e non si intoni coi cherubini dagli occhi sempre giovani.
Tale armonia è nelle anime immortali
ma finché le nostre sono rinchiuse in questo corruttibile
involucro d'argilla noi non la possiamo udire.
SHAKESPEARE: Il Mercante di Venezia (atto V, scena I)


Si scriveva benino anche un tempo...
Sembra quasi di leggere Twilight!

venerdì 22 ottobre 2010

Baby Popstar



Quanto è triste osservare dei bambini che fanno le popstars!

lunedì 18 ottobre 2010

Grande Fratello


Preferisco sentirmi uno stupido osservando gli eccellenti e contemplando il loro lavoro, che sentirmi intelligente guardando degli stupidi rinchiusi dentro una casa, inconsapevoli della relazione che intercorre tra Orwell, il Grande Fratello, l'Inner Party ed il Romanzo 1984!

domenica 3 ottobre 2010

Commentario sul Sutra del Cuore Part X


- Sappi, quindi, che la Saggezza che-va-oltre
è il sublime mantra, grande mantra luminoso,
mantra supremo, mantra incomparabile,
capace di dissolvere ogni sofferenza.
E' vero, senza errori.
Recita, perciò, il mantra della Saggezza che-va-oltre,
il mantra che dice:
Questa parte del sutra è quella che mi piace di meno, in quanto non è altro che una enfatizzazione del mantra della Saggezza che-va-oltre. Personalmente credo che non vi fosse alcun bisogno di enfatizzare in maniera così decisiva un mantra di una tale un’armonia. Trovo che GATE GATE PARAGATE PARASAMGATE BODHI SHAVA sia tanto armonico da risultare così bello e straordinario anche a chi non ne comprende il significato letterario. Come certi versi di Dante o di Rumi. Ho l’impressione che questi versi che introducono il mantra della saggezza che-va-oltre non siano stati sussurrati da Avalokita ma siano stati ritoccati. Perché un bodhisattva sarebbe stato più diretto, si sarebbe espresso in maniera più essenziale.


GATE GATE PARAGATE PARASAMGATE BODHI SVAHA.
GATE GATE PARAGATE PARASAMGATE BODHI SVAHA.
GATE GATE PARAGATE PARASAMGATE BODHI SVAHA.


Andato, andato, andato oltre, andato completamente oltre il risveglio avvenga
Ogni volta che ascolto questo mantra sorge in me l’immagine di un fiume che scorre.
Ho l’impressione di essere seduto sulle rive di un fiume e lo osservo scorrere e sento il fluire delle acque e penso che tutto passa. Che non ci può bagnare due volte nello stesso fiume ( né prevedere i cambiamenti di costume, come avranno pensato tutti coloro che apprezzano la musica di Battiato. Se ho indovinato, non fateci caso, è colpa dei pensieri associativi…..)
Tutto Cambia
Panta rei diceva il nostro Eraclito. Ed io ho l’impressione di sentire Eraclito. È come se l’autore del sutra ed Eraclito stessero dicendo la stessa cosa. Stessero parlando la stessa lingua.
Tutto Cambia. Tutto è impermalente.
Tutto è illusorio in quanto non permanente.
Arriviamo dunque ad una seconda caratteristica fondamentale dell’illusione: l’Impermanenza.
Secondo gli indù la realtà non è illusoria in quanto non consistente ma in questo non permanente. I fenomeni esistono ma sono passeggeri. Sono consistenti ma della stessa consistenza delle nuvole, che passano nel cielo mutevolmente. Alla luce di quanto detto commentando il Sutra possiamo utilizzare il metodo psicologico per integrare le due posizioni, come aspetti differenti di un'unica realtà?
Tutto scorre. Tutto passa. Tutto cambia. Anche noi cambiamo continuamente. Solo che identificati in maniera contingente con i cinque Skandha non ci accorgiamo di Mutare di continuo. E non riusciamo ad osservare come in noi si alternino continuamente persone differenti, personaggi differenti con le loro relative maschere.
Se solo riuscissimo ad osservarci dal Vuoto ci accorgeremmo di quando un personaggio sia andato , un altro sia andato , ed un altro sia andato oltre , ed un altro sia andato completamente oltre… Quello sarebbe un momento di risveglio

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Commentario sul Sutra del Cuore Part IX


Vivendo nella Saggezza che-va-oltre, tutti i Buddha dei tre tempi
realizzano la suprema, perfetta illuminazione.

Entrando nel nirvana, che è uno stato di coscienza, vivendo nella saggezza che va oltre, tutti i Buddha dei tre tempi realizzano la suprema, perfetta illuminazione. Trovo che sia tutto molto chiaro. Unica eccezione il significato di Buddha dei tre tempi. Che possono essere intesi nell’accezione più semplice come tutti i Buddha del Passato, Presente e Futuro. Oppure nella accezione più complicata potremmo intravedere nei tre Buddha i tre tipi differenti di Buddha.
Il Samyaksambuddha che è il Buddha completo, che guadagna il suo stato da solo, comprende il dharma con i propri sforzi senza seguire alcun maestro e poi si dedica a diffondere la conoscenza attraverso il dharma.
Vi sono poi i Pratyekabuddha che ottongono la buddhità in maniera simile ai Samyaksambuddha ma non predicano il Dharma e non hanno discepoli. Vengono definiti anche “Buddha solitari” o “Buddha per Sé”.
Vi sono infine il terzo tipo di Buddha i Sravakabuddha che ottengono il bodhi grazie all’insegnamento di un Samyaksambuddha. È considerato inferiore ai primi due anche se predicando il dharma può elevare gli altri esseri al suo stesso livello. derivando la sua conoscenza dai Buddha che lo hanno preceduto non può esistere nei tempi in cui il Dharma è stato dimenticato.

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Commentario sul Sutra del Cuore Part VIII


Poiché nulla vi è da ottenere,
il bodhisattva saldo nella Saggezza che-va-oltre,
vive con la mente libera da ostacoli.

Non essendoci nulla da ottenere, non avendo alcun fine, il bodhisattva che è saldo nella saggezza che va oltre il mondo dei rumori e delle identificazioni vive con la mente libera da ostacoli. Benché noi non ce ne rendiamo conto la nostra mente è piena di ostacoli che prendono ora la forma dei pregiudizi, ora quella delle paure. E noi viviamo ingabbiati in una realtà limitata delle mura delle nostre credenze che limitano le nostre opportunità. Perché se crediamo fortemente che qualcosa non sia possibile da realizzare, finiamo per astenerci dal tentativo di realizzarla. Finiamo quindi per non realizzarla.


Senza ostacoli non ha timore,
abbandona per sempre le illusioni ed entra nel nirvana.

Ma un bodhisattva che non è ostacolato dai pregiudizi, non ha timore, ha abbandonato le illusioni ed è entrato nel nirvana.
Ho già spiegato come i pregiudizi ostacolano una corretta visione del mondo e limitano la nostra realizzazione. Adesso trovo giusto spendere qualche paura riguardo quel potentissimo freno alla nostra evoluzione che sono le paure. Siamo così dediti all’autolimitazione attraverso la paura da diventarne inconsapevoli. Limitiamo i nostri comportamenti perché abbiamo paura dell’opinioni degli altri, abbiamo paura di cambiare, abbiamo paura di perdere ciò che crediamo e sottolineo crediamo di possedere, paura di non essere amati, paura di non essere capiti, paura di non essere apprezzati. Abbiamo paura di questo, abbiamo paura di quello. Sprechiamo un sacco di energie mentali in paure inutili riguardanti avvenimenti spiacevoli che non si verificheranno mai. E a causa delle nostre paure, che in larghissima parte sono inutili e non giustificate, perdiamo moltissime opportunità.
Cristo nel Vangelo non perde occasione per ripetere: Non abbiate paura. Alla luce di quanto detto non dovremmo tenere in maggiore considerazione questo insegnamento e fare in modo di liberarci dalle nostre paure?
In questi versi inoltre l’autore del sutra evidenzia che prima di poter approdare al Nirvana il Bodhisattva deve abbandonare l’illusione.
Ma cos’è l’illusione?
Chi è un illuso?
Analizziamo attentamente il nome: illuso, inluso, inludo. Nel gioco. La vita non è in fondo un gioco di ruolo, una rappresentazione in cui ogni di noi gioca uno o più ruoli? E nel gioco le regole rappresentano l’essenza. E chi è l’illuso se non chi risulta così profondamente identificato con il gioco da non accorgersi di stare giocando?
Qui l’autore torna ad evidenziare per l’ennesima volta il tema dell’identificazione.
Nel mio romanzo Bonsai, il maestro Ken, uno maestro zen che vive come eremita all’interno di un bosco, alla domanda posta da Teo (protagonista del libro) sul perché non ci ricordiamo delle nostre esistenze passate risponde che ciò dipende dal fatto che noi uomini ci identifichiamo con tutto: vestiti, case, oggetti, con ogni sorta di possedimento ma soprattutto con i nostri pensieri e con il nostro corpo. Da parte mia concordo pienamente con l’autore del sutra riguardo all’importanza da lui data al tema dell’identificazione. Perché personalmente sono profondamente convinto che
l’identificazione sia l’asse centrale attorno a cui ruotano tutte le tragedie e tutta la sofferenza della specie umana.

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Commentario sul Sutra del Cuore Part VII


Perciò, nel vuoto, non ci sono
forma, sensazione, percezione, tendenza, coscienza;

Una volta entrati in contatto con il vuoto, avendo fatto il vuoto in noi stessi, ci accorgiamo della natura illusoria della forma, delle sensazioni, delle tendenze e della coscienza. Prendiamo consapevolezza di essere altro rispetto al nostro corpo, le nostre sensazioni, le nostre abitudini, la nostra coscienza. Chi ha avuto la fortuna, non dico di provare, ma di sfiorare tali stati di coscienza comprende benissimo le parole di Avalokita. Nelle quali torna a prendere spazio la questione dell’identificazione.

né occhio, orecchio, naso, lingua, corpo, mente;

Non siamo i nostri occhi, né le nostre orecchie, né il nostro naso, né la nostra lingua, né il nostro corpo, né la nostra mente. Non siamo i nostri organi di senso né la nostra mente.

né colore, suono, odore, sapore, contatto, idea.

Stiamo salendo di livello. Perché non siamo i nostri organi di senso, né tantomeno le sensazioni che derivano da essi. Non siamo colore, né suono, né odore, né sapore, né contatto, né idee.


Non c'è regno visivo, e così via fino alla coscienza mentale.
Siamo su un ottovolante e condotti da Avalokita continuiamo a salire. Si passa dalle sensazioni alle percezioni. Avalokita si rivolge a Shariputra, quindi salta alcuni passaggi. Ma poiché noi non siamo Shariputra mi sembra giusto riportare il concetto per esteso. Non c’è regno visivo, non c’è regno sonoro, né regno olfattivo, né regno gustativo, né regno tattile, né regno della coscienza mentale . Se non siamo il nostro corpo, né i nostri organi di senso, né le sensazioni e le percezioni mentali con le quali si identifica, perdendosi, la nostra attenzione, noi cosa siamo?

Per poter comprendere meglio questi versi e quelli successivi bisogna prima tornare a domandarci chi siano Shariputra e Avalokita?
La tradizione vuole che Shariputra si sedette a meditare ed entrò in un profondo stato di consapevolezza. E Avalokita trovandolo in quel profondo stato di quiete riuscì a mettersi in contatto con lui sussurrando le parole contenute in questo Sutra.
Valutando attentamente queste parole ci accorgiamo che Avalokita è una stato di coscienza. Shariputra e Avalokita sono la stessa persona. Avalokita è un’energia che si trova all’interno di Shariputra. Avalokita è il Buddha interiore di Shariputra. Utilizzando una terminologia Sufi sono due Io separati che si trovano all’interno di uno stesso individuo. Shariputra è un l’Io inferiore che entrando in contatto con l’Io superiore, che in fondo non è altro che il suo Dio interiore, si Illumina e comprende la natura essenziale di tutte le cose. Poniamo grande attenzione al fatto che per illuminarsi Shariputra non cerca nel mondo Esteriore, non va errando per il mondo ma scende dentro di Sé, ed in Sé stesso trova Avalokita.
In fondo è esattamente ciò che diceva Cristo: Sveglia (il che indica che forse, probabilmente, anche se non ce ne accorgiamo siamo addormentati), Il Regno dei Cieli è vicino.
C’è forse qualcosa di più vicino rispetto a noi stessi?
Esiste forse per noi qualcosa di più vicino della nostra interiorità? Di ciò che sta all’interno di noi?

Non c'è ignoranza, né la sua fine e così via
fino alla vecchiaia e morte, né la loro fine.

Ricordiamo che siamo nel vuoto. E osservando il mondo da questo stato di disidentificazione, che si trova al di fuori dal tempo, Avalokita comprende che non esiste l’ignoranza né la sua fine, né la vecchiaia, né la morte. Shariputra negando l’esistenza di coppie di opposti dimostra di essere andato al di là della dualità.

Non c'è sofferenza, né causa, né estinzione, né Sentiero.
Non c'è conoscenza, né ottenimento.

Riuscendo ad approdare al di là del Karma. Perché rimanendo nel vuoto, disidentificati dal nostro corpo, non proviamo sofferenza, né causa, né estinzione, né Sentiero. E che le nostre conoscenze sono transitorie e dunque inconsistenti e che non vi è nulla da ottenere. Non vi sono fini.

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Commentario sul Sutra del Cuore Part VI


O Shariputra, tutti i fenomeni sono per natura vuoti:

Avalokita comunica a Shariputra che non solo gli Skandha, ma tutti i fenomeni sono per loro natura vuoti.

mai nati né estinti; mai impuri né puri;
mai crescenti né decrescenti.

E al tempo stesso atemporali. In quanto non nascono e non si estinguono (nulla si crea e nulla si distrugge). Non sono puri né impuri (abbiamo già detto che la forma è solo una delle possibili conformazioni della medesima energia, dunque risultando indifferenziati nell’essenza com’è possibile definire i fenomeni come puri od impuri?) Non sono crescenti, né decrescenti.
Ma da quale prospettiva Avalokita sta osservando i fenomeni?
Da una prospettiva atemporale! Avalokita è andato Oltre. Oltre il tempo. E da lì constata che il tempo è una dimensione illusoria. Noi siamo abituati a vedere le cose crescere e decrescere, nascere ed estinguersi. Questo perché la nostra mente è temporale.
È abituata a pensare in termini di passato e futuro. E noi siamo abituati a pensare che esistano un prima ed un dopo. Ma in realtà anche questa è un’illusione legata alla dimensione che sperimentiamo nel nostro stato di coscienza ordinario.
Cos’è il tempo?
Non troveremo mai due fisici che risponderanno in maniera uguale. Sappiamo che il tempo è relativo perché scorre in maniera diversa al primo piano di un palazzo rispetto all’attico, in aereo rispetto a quando si è a terra. Sappiamo che a livello subatomico le particelle vanno contemporaneamente avanti e indietro nel tempo.
In realtà non conosciamo il tempo ma solo l’atto del misurarlo. E per misurarlo utilizziamo la posizione di un oggetto all’interno di un sistema di riferimento. Può essere il moto della terra intorno al sole, tempo planetario; o quello dell’elettrone intorno al nucleo, come accade nell’orologio atomico. Ma prima che la terra girasse intorno al sole, prima che gli elettroni ruotassero intorno al nucleo cos’era il tempo?
Torniamo così alla domanda di partenza.
Cos’è il tempo?
Secondo Avalokita il tempo non è, non esiste, è un’illusione.
So che questa conclusione può sembrare assurda e paradossale, ma sono molti i fisici che studiando le alte energie stanno iniziando a mettere in seria discussione l’esistenza del tempo.
L’autore del Sutra lo aveva fatto con qualche millennio di anticipo (anche se il tempo non esiste!). Ma non è stato il solo a mettere in discussione il tempo. È accaduto anche in occidente.
Ad Elea un saggio di nome Zenone era arrivato a conclusioni molto simili. Zenone che era davvero uno molto Zen ( One Zen), ha formulato una serie di paradossi, degni dei migliori Koan, che mettevano in discussione il moto nel tempo. Una versione di uno dei paradossi afferma che, se una pietra percorre la distanza tra A e B in 10 secondi, avrà bisogno di cinque secondi per percorrere la metà di questa distanza, due e mezzo per il quarto della distanza e così via. Poiché il tempo può essere diviso in segmenti sempre più piccoli e poiché è logicamente impensabile arrivare al termine di una serie infinita, ne consegue che una pietra non raggiungerà mai il punto B. Eppure sappiamo benissimo che il punto B viene raggiunto.

Queste considerazioni riguardo la natura illusoria del tempo, il fatto che Avalokita sia in grado di osservare i fenomeni da una prospettiva atemporale sono i versi che mi fanno protendere per la tesi che egli sia un Buddha. E a riprova di ciò vi sono i versi successi nei quali dimostra di essere andato oltre l’apparente dualità dei fenomeni che
…mai nati né estinti, non crescono né decrescono…

Il tempo è il nostro peggior nemico. A livello Karmico può dare l’illusione che sia possibile farla franca riguardo le peggiori azioni. Capita molte volte di vedere uomini che pur facendo una pessima semina ottengono un ottimo raccolto. Ciò può accadere, può succedere solo sul breve periodo. Alle lunghe tutto torna. Ma stiamo attenti: chi ha scritto il Sutra è andato oltre. Persino oltre il karma come potremo leggere in seguito.
Per adesso limitiamoci ad immaginare di essere dei Buddha che guardano i fenomeni da una prospettiva che oltrepassa il tempo. Osservando il tempo dall’alto, da una prospettiva superiore. Non vedremo forse coincidere causa ed effetto?

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Commentario sul Sutra del Cuore Part V


- O Shariputra, la forma non è diversa dal vuoto,
il vuoto non è diverso dalla forma.
La forma è vuoto, il vuoto è forma.

Questi tre versi sono uno dei punti più alti della letteratura universale. In essi Avalokita si rivolge a Shariputra svelando i segreti del Vuoto e della Forma. La loro intima relazione. E lo fa dando luogo ad una equazione, dotata di una elegantissima componente simmetrica.
Che cos’è il Vuoto?
Che cos’è la Forma?
La forma non è diversa dal vuoto, il vuoto non è diverso dalla forma!
La forma è vuoto, il vuoto è forma!
Cambiando l’ordine degli addendi, il risultato non cambia!
Indaghiamo ancora più profondamente questi versi che meritano davvero la nostra massima attenzione. Avalokita ripete quattro volte l’equazione che ha come termini di paragone il Vuoto e la Forma. Le prime due volte in forma negativa: la forma non è diversa dal vuoto, il vuoto non è diverso dalla forma.
Le seconde due in forma positiva o affermativa: La forma è vuoto, il vuoto è forma.
Certi che Avalokita, essendo un bodhisattva, e probabilmente anche un Buddha, fosse consapevole che repetita iuvant, potremmo anche domandarci se per caso non avesse anche qualche altro motivo per ripetere quattro volte il termine vuoto e quello forma. Due volte in forma negativa ed altre due in forma positiva.
Addentriamoci quindi in questi versi iniziando un’interpretazione sul piano logico.
- O Shariputra, la forma non è diversa dal vuoto,
il vuoto non è diverso dalla forma.

Sul piano logico sembra una vera follia. Ma in realtà è proprio così. La forma non è diversa dal vuoto, il vuoto non è diverso dalla forma.
Che cos’è la forma?
Un’aggregazione di materia.
Noi siamo abituati a pensare la materia come qualcosa di pieno, consistente. Ma in realtà la materia è essenzialmente vuota.
La materia è costituita da minuscoli Atomi. Che a loro volta (a dispetto del nome che portano a - tomos che significa non divisibile) sono costituiti da protoni, elettroni e neutroni. Quando noi pensiamo ad un atomo dobbiamo pensare ad un nucleo centrale, costituito da protoni e neutroni, intorno al quale ruotano gli elettroni che danno luogo ad una nube elettronica, definita orbitale. Il rapporto tra il diametro del nucleo centrale che contiene protoni e neutroni e quello dell’orbitale è di circa 1 a 100.000. Per farci un’idea di cosa sia realmente un atomo dobbiamo pensare ad un grande stadio. Come ad esempio il San Siro di Milano. O l’Olimpico di Roma. E collocare al centro del campo un pallone da calcio. Il pallone sarà il nostro nucleo. Le tribune saranno il nostro orbitale. Adesso prendiamo in considerazione una pallina da tennis, l’esempio sarebbe ancora più calzante se considerassimo una minuscola biglia di vetro, ed immaginiamo che questa pallina si muova nello spazio ad una velocità così alta da dare forma alle tribune. Che sono in realtà costituite dalla sola pallina da tennis che ruota ad una velocità mostruosa intorno al nostro pallone da calcio (il nucleo), così mostruosa da dare l’illusione della forma, l’illusione di trovarsi contemporaneamente in più luoghi dello spazio, come accade con la ventola di un ventilatore. Bisogna ricordare inoltre che tra le tribune (la cui forma ripetiamolo ancora una volta è data da una sola pallina da tennis che alla nostra percezione si trova contemporaneamente in più luoghi dello spazio) e il pallone da calcio non vi è altro che il vuoto. E che il nostro elettrone pallina percorre ogni secondo all’incirca 1500 km, che è grossomodo la distanza che divide Milano da Catania. E che tutto questo accade in uno spazio che è un decimiliardesimo di metro. O se preferite un decimilionesimo di mm. So che vi può sembrare assurdo e paradossale ma grossomodo è ciò che accade. Un elettrone percorrendo ogni secondo 1500km in uno spazio che è un decimilionesimo di millimetro, da forma ad un atomo, ( il nostro stadio), la cui essenza è di fatto inconsistente. Poiché anche l’elettrone di fatto è vuoto in quanto non è pieno come una biglia, ma a sua volta è costituito da fotoni ed altre microscopiche particelle subatomiche.
Ma anche il nucleo è essenzialmente vuoto. Perché così come il pallone da calcio è essenzialmente vuoto essendo riempito d’aria, lo stesso può essere detto per il nostro nucleo i cui componenti, protoni e neutroni, sono composti a loro volta da particelle subatomiche sempre più piccole quali bosoni, neutrini, positroni ecc.. ecc… che in scala danno luogo a fenomeni complessi e paradossali, comparabili a quelli che partendo dal pallone di calcio e dalla pallina da tennis danno forma al nostro Atomo-Stadio.

Tornando al nostro verso:

…la forma non è diversa dal vuoto, il vuoto non è diverso dalla forma…
Mi viene in mente una considerazione. Una delle proprietà fondamentali dell’il-lusione secondo l’accezione buddhista è l’inconsistenza della realtà. Tutto è illusorio in quanto non consistente. Guardando le cose attraverso la prospettiva fornita dall’interpretazione del verso non è forse difficile non essere d’accordo con i saggi buddhisti?

La materia è vuota! Paradossale, vero? Ma è proprio così.
Tutto è essenzialmente vuoto. Non consistente.
Ma a partire da questa inconsistenza, il vuoto da forma al consistente.


Finora abbiamo considerato questi versi soltanto dal punto di vista logico. Valutando l’equazione Vuoto = Forma espressa in forma negativa abbiamo attribuito al Vuoto l’accezione di Nulla. E alla Forma il significato di Corpo, di Materia. Ma questa è soltanto una delle possibili interpretazioni perché come ho precedentemente fatto notare questi versi sono scritti in forma simbolica. Ed il simbolo è qualcosa di non esauribile nell’ambito del razionale.
Il simbolo è una porta nel finito che apre sull’infinito.
Il simbolo è qualcosa di interpretabile in infiniti modi. È l’archetipo che dal mondo delle idee si manifesta in quello materiale in infinite forme differenti.
E poiché equazione Vuoto uguale Forma, viene ripetuta quattro volte mi sembra interessante provare a trovare almeno 4 interpretazioni differenti di questa equazione.
Per fare ciò ci servono 2 accezioni del termine vuoto, e due del termine forma.
Abbiamo già dato al termine vuoto l’accezione di nulla. Ma come ho scritto riferendomi ai cinque elementi, vuoto secondo la visione orientale dei cinque elementi è sinonimo di etere, di Quintessenza. Quindi Vuoto è sinonimo di energia.
Considerando il termine Vuoto nell’accezione di energia, e mantenendo al termine Forma il significato di materia, ecco che il verso

La forma è vuoto, il vuoto è forma.

prenda la forma di La materia è energia, l’energia è materia.
Che ricorda molto da vicino la celebre equazione
E=mc2
di un noto fisico del ventesimo secolo che mi sembra si chiamasse Einstein, che metteva in diretta relazione la massa e l’energia.
Pensare che l’autore del Sutra del Cuore sia arrivato alle stesse conclusioni di Einstein con almeno XVIII secoli di anticipo, e che lo abbia fatto seduto, entrando in un profondo stato di meditazione e senza disporre di mezzi scientifici, avendo come unico mezzo a disposizione la sua mente è uno schiaffo in faccia al Tecnicismo, al Positivismo, alla fede cieca in una pseudo scienza divenuta ormai religione che cerca in tutti i modi di andare al di là dei limiti che erano stati prefissi dal suo fondatore Galileo, che aveva fissato in maniera adeguata i paletti entro cui doveva muoversi, e all’arroganza di superiorità che si attribuiscono certi pensatori Occidentali.
Piccola parentesi.
Un saggio di 2000 anni fa, che meditando profondamente fosse arrivato a conclusioni simili a quelle di Einstein in che forma le avrebbe dovute esprimere? Riuscite a trovare qualcosa di meglio rispetto a : il vuoto è forma, la forma è vuoto?

Nell’interpretazione dell’equazione il vuoto è forma, abbiamo cambiato 2 volte il significato del termine vuoto ( Vuoto= nulla, Vuoto=energia) mantenendo fisso il significato di Forma (Forma=Materia). Ciò ci ha permesso di dare luogo a 2 diverse interpretazioni. Cambiando il significato del termine Forma e mantenendolo all’interno dell’accezione morfologica ovvero considerando la Forma in quanto Forma vengono alla luce altre due possibili interpretazioni.
La prima è: La forma è vuota. Ovvero la forma è nulla. Le forme sono nulle. Ovvero le differenze nella forma sono solo apparenti. In ultima analisi le forme coincidono. Mi sembra molto interessante fare notare che la coincidenza della forma, in un piano superiore della realtà è una delle leggi fondamentali della Kabbalah ed allo stesso tempo uno dei suoi concetti più profondi.
Ed in effetti se la forma è vuota, nel senso che la forma è energia (seconda interpretazione mantenendo fisso il significato della forma in quanto forma). E che se la forma è energia allora tutto è energia, quindi le forme sono solamente conformazioni differenti di un’unica energia. Si comprende così su quali profonde basi si costruisce la legge della coincidenza delle forme.
Tra l’altro il fatto che la forma è energia è vero anche su un altro livello. Pensiamo all’arte. Ai quadri ad esempio. Quadri differenti, che in ultima analisi non sono altro che forme differenti, ci trasmettono energie differenti. E se stiamo attenti, ed affiniamo la nostra sensibilità notiamo come ogni forma ci comunichi una propria energia. I triangoli una certa energia, i cerchi un’altra energia.
È constatato che l’energia si accumuli meglio in certe forme tridimensionali che in altre. Vedi ad esempio macchina di Van der Graaf.
Ma che la forma sia energia è vero anche su un altro livello, quello biologico. In biologia infatti morfologia è sinonimo di Funzione. E a livello organico come a livello molecolare è necessario che per funzionare adeguatamente ogni apparato mantenga la sua caratterista forma, o struttura. Basta infatti che un aminoacido modifichi la sua posizione all’interno di una molecola perché questa non possa più svolgere correttamente la sua funzione determinando patologie che possono essere particolarmente gravi, tanto da mettere a rischio la sopravvivenza.



Passiamo al verso successivo


Così anche per sensazioni, percezioni, tendenze e coscienze.

Quello che vale per il primo Skandha vale anche per gli altri quattro. Oltre ad essere vuota la forma lo sono anche le sensazioni, le percezioni, le tendenze Karmiche e le Coscienze. Come verrà più volte evidenziato in seguito.

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venerdì 1 ottobre 2010

Commentario sul Sutra del Cuore Part IV


vide la natura vuota dei cinque aggregati,

Qui stiamo salendo notevolmente di livello perché iniziamo a passare dal linguaggio logico a quello psicologico o simbolico. E per poter andare avanti in maniera dignitosa dobbiamo fare una piccola dissertazione. Esistono tre differenti metodi di conoscenza per indagare la realtà . Il primo metodo di conoscenza è quello logico o razionale. Esso valuta la realtà attraverso rapporti logici o razionali. Sarebbe meglio dire relazionali. Valuta la realtà attraverso relazioni o comparazioni tra due cose, o due ipotesi. È il metodo conoscitivo dell’aut, aut. O questo, o quello. Una cosa è vera, l’altra è falsa. Esiste poi un secondo metodo di conoscenza che è quello psicologico. Attraverso di esso è possibile valutare più ipotesi contemporaneamente, e fra di esse non per forza una deve essere giusta e le altre sbagliate. Ma esse possono essere tutte contemporaneamente giuste, o tutte contemporaneamente sbagliate. O alcune giuste ed alcune sbagliate. Per comprendere meglio cosa sia la conoscenza di tipo psicologico ci viene in aiuto la storia indiana dell’elefante che ne è perfetto esempio.

Un elefante fu chiuso all’interno di una stanza buia, in cui non filtrava alcuna luce. Così venne chiesto ad alcuni uomini che non avevano mai visto un elefante di descriverlo. Il primo entrando nella stanza, toccò la sua gamba. Una volta uscito concluse che l’elefante era simile ad una colonna. Il secondo palpò il suo corpo ed una volta uscito andò dicendo che l’elefante era simile ad un muro. Il terzo esaminò una zanna con le proprie mani e concluse che l’elefante era simile ad un corno. Il quarto tastò la proboscide e disse che l’elefante era simile ad un grosso tubo…

Chi aveva ragione?

Chi torto?

Secondo il metodo psicologico la realtà non è unica ma molteplice, ognuno degli uomini osservava un frammento di realtà. Nessuno aveva torto, ma nessuno aveva pienamente ragione in quanto ne osservava un aspetto reale, ma parziale.

Il terzo metodo conoscitivo è il metodo sciamanico. È un metodo diretto di conoscenza. È una percezione diretta della realtà. Che trascende completamente la logica. È il metodo di conoscenza proprio dei Buddha. Lo troveremo in seguito. È il metodo sciamanico che farà affermare ad Avalokita che il Vuoto è Forma e la Forma è Vuoto. Duemila anni prima che Einstein arrivasse alle stesse conclusioni.

Senza che disponesse di mezzi scientifici, senza telescopi o microscopi a scansione, chi compose il Sutra del Cuore riuscì a penetrare nei meandri della materia con la saggezza degna di un fisico quantistico.

Ma torniamo al verso in questione

vide la natura vuota dei cinque aggregati,

Che sono i cinque aggregati?

Se l’identità personale è una realtà illusoria, che cosa costituisce questa apparente identità personale?

I cinque Skandha. Ovvero i cinque aggregati che compongono la personalità: Rupa, Vedana, Sanna, Sankhara, Vinnana. Belle parole starete pensando. Hanno un suono così esotico. Dicendo in questo modo si capisce davvero poco. Ma forse così si capisce qualcosa in più.

Rupa, o forma. È il corpo di per sé.

La carrozza che ci trasporta in giro per questo mondo apparentemente materiale. Può essere inteso come vedremo più tardi anche nell’accezione di materia.

Vedana, o sensazioni. Sono gli effetti prodotti dai sensi.

Ma stiamo attenti a non confondere le sensazioni con le emozioni. Le sensazioni sono neutre. Prendendo come esempio l’organo visivo: Il blu in quanto blu, il giallo in quanto giallo sono sensazioni. Le percezioni positive o negative che suscitano in noi la visione di tali colori sono le emozioni. Perché le emozioni non sono mai neutre, suscitano sempre un sentimento positivo o negativo.

La visione del blu in quanto colore è una sensazione. Il fatto che il blu ti piaccia o non ti piaccia è una emozione.

Sanna, o percezioni (emozioni). Rappresentano la concettualizzazione delle sensazioni, il processo attraverso cui la mente le identifica e si forma giudizi su di esse. Questo mi piace, questo non mi piace.

Il fatto che il blu ti piaccia, o non ti piaccia è Sanna. La percezione, o l’ emozione, che suscita in te.

Ci sarebbe molto da dire su questo punto. Capita spesso, infatti, che ci siano delle cose che a una parte di noi piacciono e ad un’altra non piacciono. Il che è un’ulteriore riprova della tesi centrale del Sutra, la nostra disunità interiore.

Sankhara o formazioni Karmiche: sono quella serie di reazioni inconsapevoli, riflessi automatici, abitudini e complessi mentali che derivano dal nostro Karma.

Sono le nostre attitudini. I nostri atteggiamenti. Le nostre espressioni. I nostri modi di fare.

Il modo in cui mi guardi o quello in cui ti leghi i capelli…

Direbbe un innamorato alla sua amata.

Vinnana o coscienza: è ciò attraverso cui facciamo esperienza del mondo e conosciamo i fenomeni.

L’ignoranza, o avydia, che è lo stato in cui viviamo noi uomini, ci fa credere di possedere un’unità interiore ed un’identità personale. Questa illusione è perpetrata dall’identificazione con i cinque skandha, con i quali noi esseri umani ci immedesimiamo in maniera contigente.

È interessante notare l’assonanza tra il termine avydia ed i termini invidia ed avidità.

Non è forse il nostro Io avido di sensazioni ed emozioni? Non è forse la nostra vita, una continua, avida ricerca di sensazioni ed emozioni?

Questa trattazione degli Skandha mi sembra un’esauriente lettura sul piano logico razionale del verso

vide la natura vuota dei cinque aggregati,

Nel quale a mio avviso è possibile, andando più in profondità, tentare una lettura sul piano simbolico.

Il vuoto, che è un termine ricorrente nel Sutra, mi fa pensare ai quattro elementi che in realtà sono cinque. Secondo i greci la realtà era costituita da quattro elementi: il fuoco, l’acqua, l’aria, la terra. Derivanti da un unico elemento, che era possibile raggiungere attraverso l’equilibrio dei quattro precedentemente elencati: l’etere. Definito dagli alchimisti come la Quintessenza, dagli yogi come l’Akasha e dagli orientali come: il Vuoto. Appunto.

Comprendo che leggendo la realtà da un punto di vista logico i cinque elementi sembrano assolutamente inadeguati per spiegarla. E può sembrare che i greci, gli alchimisti ed i sapienti orientali fossero dei sempliciotti. Ma passando dal metodo logico a quello simbolico o psicologico, potremmo cambiare la nostra idea. Per far ciò dobbiamo comprendere che gli elementi non sono la stessa cosa dei fenomeni fisici con cui condividono i nomi. E che gli elementi sono derivati attraverso la legge dell’analogia. L’elemento acqua possiede ad esempio qualità analoghe a quelle dell’acqua fisica, ma non è la stessa cosa. Bisogna inoltre tener bene a mente che la teoria degli elementi è un costrutto umano. Un metodo attraverso cui gli uomini hanno tentato di descrivere il funzionamento dell’universo.

Queste costatazioni rendono possibile comprendere come nei versi scritti nel linguaggio simbolico, che è quello preferito dagli illuminati, è possibile ritrovare più piani di lettura differenti in un unico verso.

superando così ogni dolore.

Attraverso l’esperienza del vuoto, ovvero sperimentando la disidentificazione con i 5 Skandha, Avalokita comprende la natura illusoria della realtà e la relativa inconsistenza di ogni dolore. Immaginiamo per un attimo di immedesimarci con Avalokita e di vedere attraverso i suoi occhi l’inconsistenza della realtà. Avalokita osserva l’identificazione degli uomini con i loro sentimenti, le loro credenze, le loro convinzioni. Osserva se stesso e nota come lui si immedesimi in modo contingente ora con il corpo, ora con le sensazioni, ora con le reazioni. Prendendo coscienza di questa identificazione si rende conto che in realtà non è nulla di tutta questo. Lui è altro. Comprendendo ciò supera i suoi attaccamenti e dunque constata l’inconsistenza di ogni dolore.

Il numero cinque è un numero che torna costantemente nel sutra e questi cinque versi ne sono un perfetto riassunto: ne contengono l’essenza. Il resto sarà un ulteriore sviluppo dei temi contenuti in questi primi versi



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