venerdì 4 luglio 2014

Il mito della Caverna di Platone e la Teoria Olografica di David Bohm


Abbiamo già scritto della relazione tra i miti di Platone e la Fisica Moderna. Abbiamo analizzato il legame tra il mito di Crono del Politico e l’idea di Jack Sarfatti che il Presente viene dal futuro. Adesso è il momento di scrivere di un altro mito di Platone molto simile a una teoria della fisica moderna: la Teoria Olografica di David Bohm. Stiamo parlando del mito della Caverna. Il mito più famoso, che il grande mistico e filosofo greco scrisse dentro la sua Politeia, meglio conosciuta come Repubblica.

Come ogni mito, la caverna di Platone ha differenti livelli di lettura. Un livello politico (il più rozzo), un livello filosofico, uno ontologico, sicuramente uno esoterico, come molti altri possibili livelli.
Personalmente credo che sia uno dei Miti più completi riguardanti la condizione umana.
Secondo il Mito della Caverna gli esseri umani, nel loro stato di coscienza ordinaria non vedono le cose come esse sono nella loro essenza, ma percepiscono soltanto l’ombra delle cose stesse. E questo è l’elemento più conosciuto e considerato del mito. Ed è anche quello che ci interessa adesso in questo post. Ma c’è un’altra parte nel mito, meno considerata. La parte che parla del fatto che gli uomini siano prigionieri incatenati. Da un punto di vista esoterico è la cosa più interessante ma non è l’obiettivo di questo post…
Ma riflettiamoci su… e soprattutto ricordiamo questo: secondo Platone gli esseri umani non sono liberi, ma in catene! Anche se esiste per loro l’opportunità di diventare liberi. Ma tornando a noi, se analizziamo il modo in cui gli uomini in catene vedono le ombre, noi troviamo elementi interessanti che ci rimandano ad una visione olografica.

Socrate: «Ora», seguitai, «paragona la nostra natura, per quanto concerne l'educazione e la mancanza di educazione, a un caso 
di questo genere. Pensa a uomini chiusi in una specie di caverna sotterranea, che abbia l'ingresso aperto alla luce per 
tutta la lunghezza dell'antro; essi vi stanno fin da bambini incatenati alle gambe e al collo, così da restare immobili e 
guardare solo in avanti, non potendo ruotare il capo per via della catena. Dietro di loro, alta e lontana, brilla la luce di un 
fuoco, e tra il fuoco e i prigionieri corre una strada in salita, lungo la quale immagina che sia stato costruito un muricciolo, 
come i paraventi sopra i quali i burattinai, celati al pubblico, mettono in scena i loro spettacoli».

Se osserviamo con attenzione possiamo sottolineare molti elementi che ci fanno pensare ad un ologramma. Abbiamo uno schermo, abbiamo una luce (il fuoco), abbiamo una sorta di film ( dietro di loro, alta e lontana, brilla la luce di un 
fuoco, e tra il fuoco e i prigionieri corre una strada in salita, lungo la quale immagina che sia stato costruito un muricciolo, 
come i paraventi sopra i quali i burattinai, celati al pubblico, mettono in scena i loro spettacoli).
Se pensiamo che è un mito, scritto in una maniera simbolica, 24 secoli fa, credo che sia il modo più dettagliato possibile per spiegare un ologramma. Nel modo più avanzato possibile, 2500 anni prima che Bohm scrivesse la sua teoria Olografica, questo grande mistico ci comunicò con i mezzi a sua disposizione, la sua propria maniera di vedere questo mondo che ci circonda come l’ombra di un ologramma tridimensionali. E se pensiamo alla distanza tra lo schermo che ospita la proiezione e l’origine della luce, questa metafora sembra molto simile alla moderna teoria della fisica che vede questo mondo come un’immagine tridimensionale proiettata a partire dal nostro orizzonte bidimensionale degli eventi futuri - buco nero - computer olografico (Mente di Dio). Immagine questa molto cara a Jack Sarfatti.
Credo che per oggi sia abbastanza.
E’ tempo di tornare al dialogo tra Socrate e Glaucone. Probabilmente lo avrete già letto, ma in questo caso Repetita Juvant.

«Li vedo», disse. 
«Immagina allora degli uomini che portano lungo questo muricciolo oggetti d'ogni genere sporgenti dal margine, e 
statue e altre immagini in pietra e in legno delle più diverse fogge; alcuni portatori, com'è naturale, parlano, altri 
tacciono». 
«Che strana visione», esclamò, «e che strani prigionieri!». 
«Simili a noi», replicai: «innanzitutto credi che tali uomini abbiano visto di se stessi e dei compagni qualcos'altro che 
le ombre proiettate dal fuoco sulla parete della caverna di fronte a loro?» «E come potrebbero», rispose, «se sono stati 
costretti per tutta la vita a tenere il capo immobile?» «E per gli oggetti trasportati non è la stessa cosa?» «Sicuro!». 
«Se dunque potessero parlare tra loro, non pensi che prenderebbero per reali le cose che vedono?» «è inevitabile». 
«E se nel carcere ci fosse anche un'eco proveniente dalla parete opposta? Ogni volta che uno dei passanti si mettesse a 
parlare, non credi che essi attribuirebbero quelle parole all'ombra che passa?» «Certo, per Zeus!». 
«Allora», aggiunsi, «per questi uomini la verità non può essere altro che le ombre degli oggetti». 
«è del tutto inevitabile», disse. 
«Considera dunque», ripresi, «come potrebbero liberarsi e guarire dalle catene e dall'ignoranza, se capitasse loro 
naturalmente un caso come questo: qualora un prigioniero venisse liberato e costretto d'un tratto ad alzarsi, volgere il 
collo, camminare e guardare verso la luce, e nel fare tutto ciò soffrisse e per l'abbaglio fosse incapace di scorgere quelle 
cose di cui prima vedeva le ombre, come credi che reagirebbe se uno gli dicesse che prima vedeva vane apparenze, 
mentre ora vede qualcosa di più vicino alla realtà e di più vero, perché il suo sguardo è rivolto a oggetti più reali, e inoltre, 
mostrandogli ciascuno degli oggetti che passano, lo costringesse con alcune domande a rispondere che cos'è? Non credi 
che si troverebbe in difficoltà e riterrebbe le cose viste prima più vere di quelle che gli vengono mostrate adesso?» «E di 
molto!», esclamò. 
«E se fosse costretto a guardare proprio verso la luce, non gli farebbero male gli occhi e non fuggirebbe, voltandosi 
indietro verso gli oggetti che può vedere e considerandoli realmente più chiari di quelli che gli vengono mostrati?» «è 
così », rispose. 
«E se qualcuno», proseguii, «lo trascinasse a forza da lì su per la salita aspra e ripida e non lo lasciasse prima di averlo 
condotto alla luce del sole, proverebbe dolore e rabbia a essere trascinato, e una volta giunto alla luce, con gli occhi 
accecati dal bagliore, non potrebbe vedere neppure uno degli oggetti che ora chiamiamo veri?» «No, non potrebbe, 
almeno tutto a un tratto», rispose. 
«Se volesse vedere gli oggetti che stanno di sopra avrebbe bisogno di abituarvisi, credo. Innanzitutto discernerebbe 
con la massima facilità le ombre, poi le immagini degli uomini e degli altri oggetti riflesse nell'acqua, infine le cose reali; 
in seguito gli sarebbe più facile osservare di notte i corpi celesti e il cielo, alla luce delle stelle e della luna, che di giorno 
il sole e la luce solare». 
«Come no? » «Per ultimo, credo, potrebbe contemplare il sole, non la sua immagine riflessa nell'acqua o in una 
superficie non propria, ma così com'è nella sua realtà e nella sua sede». 
«Per forza», disse. 
«In seguito potrebbe dedurre che è il sole a regolare le stagioni e gli anni e a governare tutto quanto è nel mondo 
visibile, e he in qualche modo esso è causa di tutto ciò che i prigionieri vedevano». 
«è chiaro», disse, «che dopo quelle esperienze arriverà a queste conclusioni». 
«E allora? Credi che lui, ricordandosi della sua prima dimora, della sapienza di laggiù e dei vecchi compagni di 
prigionia, non si riterrebbe fortunato per il mutamento di condizione e non avrebbe compassione di loro?» «Certamente». 
«E se allora si scambiavano onori, elogi e premi, riservati a chi discernesse più acutamente gli oggetti che passavano e 
si ricordasse meglio quali di loro erano soliti venire per primi, quali per ultimi e quali assieme, e in base a ciò indovinasse 
con la più grande abilità quello che stava per arrivare, ti sembra che egli ne proverebbe desiderio e invidierebbe chi tra 
loro fosse onorato e potente, o si troverebbe nella condizione descritta da Omero e vorrebbe ardentemente "lavorare a 
salario per un altro, pur senza risorse" e patire qualsiasi sofferenza piuttosto che fissarsi in quelle congetture e vivere in 
quel modo?» «Io penso», rispose, «che accetterebbe di patire ogni genere di sofferenze piuttosto che vivere in quel 
modo». 
«E considera anche questo», aggiunsi: «se quell'uomo scendesse di nuovo a sedersi al suo posto, i suoi occhi non 
sarebbero pieni di oscurità, arrivando all'improvviso dal sole?» «Certamente», rispose. 
«E se dovesse di nuovo valutare quelle ombre e gareggiare con i compagni rimasti sempre prigionieri prima che i suoi 
occhi, ancora deboli, si ristabiliscano, e gli occorresse non poco tempo per riacquistare l'abitudine, non farebbe ridere e 
non si direbbe di lui che torna dalla sua ascesa con gli occhi rovinati e che non vale neanche la pena di provare a salire? E 

non ucciderebbero chi tentasse di liberarli e di condurli su, se mai potessero averlo tra le mani e ucciderlo?» «E come!», esclamò.
«Questa similitudine», proseguii, «caro Glaucone, dev'essere interamente applicata a quanto detto prima: il mondo che
ci appare attraverso la vista va paragonato alla dimora del carcere, la luce del fuoco che qui risplende all'azione del sole;
se poi consideri la salita e la contemplazione delle realtà superiori come l'ascesa dell'anima verso il mondo intellegibile
non ti discosterai molto dalla mia opinione, dal momento che desideri conoscerla.
Lo saprà un dio se essa è vera. Questo è dunque il mio parere: l'idea del bene è il limite estremo del mondo
intellegibile e si discerne a fatica, ma quando la si è vista bisogna dedurre che essa è per tutti causa di tutto ciò che è
giusto e bello: nel mondo visibile ha generato la luce e il suo signore, in quello intelligibile essa stessa, da sovrana,
elargisce verità e intelletto, e chi vuole avere una condotta saggia sia in privato sia in pubblico deve contemplare questa
idea».
«Sono d'accordo con te», disse, «nei limiti delle mie facoltà».
«Allora», continuai, «condividi anche questo punto e non meravigliarti che chi è giunto fin qui non voglia occuparsi
delle faccende umane, ma la sua anima tenda sempre a dimorare in alto; ciò è ragionevole, se la similitudine fatta prima è
ancora valida».

mercoledì 18 giugno 2014

Avalokiteshvara and Einstein Theory (2000 years before)


Some interesting speculations propose that Einstein Matter/Energy equivalence present in his Theory of Relativity was not an Einstein own Idea, but something he took from a his parents’ friend Olinto del Pretto.

I don’t know if it’s true, but surely both are not the first to realize the equivalence between Energy and Mass. Really! Because, for sure, the writer of Heart Sutra (I Century) was concious of mass-energy-equivalence.

What is Heart Sutra? A buddhist text where Avalokiteshvara explains to Shariputra the nature of reality.

The first thing we have to do when we read a real spiritual text is to understand that is not write in a logic way, but in a overlogical way, or talking easier in a simbolic way. What does it mean? It means that a word don’t stay for one single thing only, but is a variant, a symbol that can take different meaning as X in a equation.

When 4 year ago I wrote a commentary on Heart Sutra on this blog. Reading Avalokita reapeting four time the word form, and the word void I propose four different meaning for this sentence. As if Form could have two meanings as X2 and void two meaning as Y2.
Probably there are many others meaning but that’s not the point. Now I want to mark how Avalokiteshvara talks of mass-energy-equivalence, if we read the Heart Sutra in a right way.

When Bodhisattva Avalokitesvara practised the deep Prajnaparamita, he saw that the five skandhas were empty; thus he overcame all ills and suffering. 



"O Shariputra! Form does not differ from the void, and the void does not differ from the form. Form is the void, and the void is form.

Now you could say : where Avalokita said that Matter and Energy are equivalent?

Ok, we start with the word void. Void can have two meanings. The first Void as Nothing. The second Void as Energy. Because in Oriental Alchemy Void stay for Ether, Energy. And Form have also two meanings. The first is form as shape, the second is form as matter. As I explained in the commentary (that is in italian) they are all corrects.

So if we read Form as Matter, and Void as Energy, what we find?

"O Shariputra! Matter (Form) does not differ from the Energy (void) , and the Energy (void) does not differ from the Matter (form). Matter (Form) is the Energy (void), and the Energy (void) is Matter (form).

These verses wrote about 2000 years before Einstein theories sound really interesting. Don’t you find?

sabato 7 giugno 2014

Ulteriori considerazioni sul Mito di Crono di Platone e le teorie di Jack Sarfatti

Nelle teorie di Jack Sarfatti il Presente viene dal Futuro e non dal Passato come percepiamo nel nostro stato ordinario di coscienza. Platone come abbiamo visto nel precedente post, dice che al tempo di Crono gli eventi andavano alla riversa.

“il sole e gli altri astri un tempo sorgevano ad ovest, e tramontavano ad est, e che il Dio (Zeus) invertì il loro moto, e gli diede quello che hanno adesso per dare testimonianza ad Atreo."

Se i pianeti e le stelle andavano al contrario Platone parlò dello Spin qualche anno prima di Pauli…
ma questo non è il punto del nostro post. Stiamo parlando del tempo. Se procediamo con l’idea che il presente viene dal futuro, e portiamo avanti questo concetto fino alle sue conseguenze ultime, dobbiamo pensare che il tempo non è lineare. Il tempo è circolare, siamo dentro un loop, un ciclo. E questo è esattamente quello che ci dice Platone.

"Ma come ho già detto (e questo è l’unica alternativa restante) il mondo è guidato una volta da un potere esterno che è divino e riceve vita e immortalità dalle mani rinnovatrici del creatore, e ancora quando questo lascia andare, il mondo si muove spontaneamente, fino al punto in cui, dopo un vasto ciclo di anni, inverte il movimento: ciò è dovuto al suo perfetto bilanciamento, alle sue vaste misure e al fatto che gira intorno al suo più piccolo perno."

Ma Platone dice ancora di più

"È chiaro, Socrate, che in quel tempo la natura non consentiva gli accoppiamenti reciproci, mentre quel genere che allora si diceva che nascesse dalla terra, proprio questo in quel tempo esisteva, il quale appunto ritornava alla vita dalla terra, e di questo genere conservavano memoria i nostri primi antenati, che vivevano nel tempo che seguiva la fine del ciclo precedente, e che dunque nascevano all'inizio di questo: di questi discorsi cui molti ora ingiustamente non prestano fede, costoro si fecero araldi per noi. Bisogna, credo, considerare quello che avviene successivamente. Questo infatti è quel che segue al ritorno dei vecchi alla natura di bambini, e cioè che da morti che sono e che nella terra si trovano, tornando ivi nuovamente a ricomporsi ed essendo richiamati in vita, seguono la direzione della nascita che ritorna indietro, prendendo la direzione opposta; ed essendo di necessità generati, secondo questo discorso, come figli della terra, assumono così il nome e la definizione, per quanti di essi il dio non condusse verso un'altra sorte."

Platone sta per caso parlando di un ciclo continuo dove gli uomini nascono e rinascono sempre nello stesso modo, a meno che Dio destini alcuni di loro per scopi differenti?

Sembra che qui Platone stia parlando dell’Eterno Ritorno. L’idea dell’Eterno Ritorno (conosciuta anche come Eterna Ricorrenza) ritorna molte volte nella storia dalla Tradizione Giudaica allo stoicismo, ma anche in Nietzsche e nelle teorie di Ouspensky e Collins. E in questo mito è anche contemplata la possibilità di uscire fuori dal ciclo se Dio conduce qualcuno di loro verso altra sorte (come nelle teorie di Ouspensky e nella tradizione Tibetana).

L’idea dell’Eterno Ritorno rende Platone molto moderno, e ci fa pensare che concepiva l’Universo più simile ad un Toroideche che ad un piano. Ciò potrebbe comportare implicazioni cosmologiche molto interessanti. E questo non è il solo punto che possiamo prendere in considerazione.
Il tempo ha due possibile versi. Avanti nell’impero di Zeus. Indietro nell’impero di Cronos.
State pensando anche voi ai diagrammi di Feynman, alla simmetria dei quark e all’orientazione temporale? E a quegli strani fenomeni che caratterizzano i quark, dove alcune particelle sembrano muoversi avanti nel tempo, mentre altre sembrano andare indietro?

Ma l’impero di Crono e quello di Zeus ci fanno pensare ad altre dicotomie insite nella materia come Fermioni - Bosoni, Materia – Antimateria.

Il mito di Crono raccontato da Platone nel Politico contiene molti elementi simili ai fenomeni descritti nella Fisica Quantistica, ma tutta la filosofia di Platone è piena di possibili similitudini con le moderne teorie della fisica. Avete mai pensato al mito della caverna come un’antica maniera per descrivere la teoria olografica di David Bohm?

Nuove considerazioni presto su questo blog


venerdì 6 giugno 2014

Plato Cave Myth and the Holographic Theory of David Bohm


We wrote about the relation between Plato Myths’ and Modern Physics. We analyzed the link between Plato Cronos’ Myth and the idea of Jack Sarfatti that the Present comes from the future. So now I want write about another Plato’s Myth that seems really similar to a Modern Physics Theory: The Holographic Theory of David Bohm. We’ll talk about Plato Cave. The most famous myth that the Greek Mistic and Philosopher wrote inside his Politeia, better known as Republic.

As every myth, Plato Cave has differents layers of reading. A political one (the most rude), a philosofical one, a ontological one, a esoterical one, surely, as many other possible levels.
What I personally believe is that this is one of most completes Myth about Human condition. But now we start with the considerations.
According to Plato Cave Myth Human beings in they ordinary state of coscioussness don’t see the things themself, the essence of things, but shadows. That’s the element most known and considered about the myth. And it’s also the one that interest ourself now. But there is another part, less considered, the part that talk about the fact that human-being are in chained. From an esoteric point of view is also the more interesting but that’s not the point of our post…
But, let’s think about this… and overall we have to remember this: according to Plato Human-Beings are not free but in chains! Even if there is the opportunity of becoming free.
So returning to us, if we analyze the way the men in chain see the shadows, we find very interesting elements that bring us to an holografic view.


[Socrates:] And now, I said, let me show in a figure how far our nature is enlightened or unenlightened: --Behold! human beings living in a underground den, which has a mouth open towards the light and reaching all along the den; here they have been from their childhood, and have their legs and necks chained so that they cannot move, and can only see before them, being prevented by the chains from turning round their heads. Above and behind them a fire is blazing at a distance, and between the fire and the prisoners there is a raised way; and you will see, if you look, a low wall built along the way, like the screen which marionette players have in front of them, over which they show the puppets.


If we observe with attention we could remarks many elements that let us think about a hologram. We have a screen, we have a light (the fire), we have like a kind of film (the raised way between the prisoners and the fire, the place where like the screen which marionette players have in front of them, over which they show the puppets.)
If we think that it’s a myth, wrote in a simbolic way, and that it’s been wrote 24 century ago, I think is the more detailed way possible for explain a hologram. In the most advanced way possible, 2500 years before than David Bohm wrote his holographic theory, this great mistic comunicated us with the means he disposals, his proper way to see this world as a 3D shadow Hologram. And if we think about the distance between the screenplay and the origin of light it seem also very similar to the modern physics theory that see this world as we 3d images inside our 2d future event horizon hologram computer Mind of god from black hole. Image very dear to Jack Sarfatti.


I think that for today it’s enough.
So it’s time to let you to the integral Socrates - Glaucon Dialogue. Perhaps you red yet. But in this case Repetita Juvant.


[Socrates:] And now, I said, let me show in a figure how far our nature is enlightened or unenlightened: --Behold! human beings living in a underground den, which has a mouth open towards the light and reaching all along the den; here they have been from their childhood, and have their legs and necks chained so that they cannot move, and can only see before them, being prevented by the chains from turning round their heads. Above and behind them a fire is blazing at a distance, and between the fire and the prisoners there is a raised way; and you will see, if you look, a low wall built along the way, like the screen which marionette players have in front of them, over which they show the puppets.


[Glaucon:] I see.
And do you see, I said, men passing along the wall carrying all sorts of vessels, and statues and figures of animals made of wood and stone and various materials, which appear over the wall? Some of them are talking, others silent.
You have shown me a strange image, and they are strange prisoners.
Like ourselves, I replied; and they see only their own shadows, or the shadows of one another, which the fire throws on the opposite wall of the cave?
True, he said; how could they see anything but the shadows if they were never allowed to move their heads?
And of the objects which are being carried in like manner they would only see the shadows?
Yes, he said.
And if they were able to converse with one another, would they not suppose that they were naming what was actually before them?
Very true.
And suppose further that the prison had an echo which came from the other side, would they not be sure to fancy when one of the passers-by spoke that the voice which they heard came from the passing shadow?
No question, he replied.
To them, I said, the truth would be literally nothing but the shadows of the images.
That is certain.
And now look again, and see what will naturally follow if the prisoners are released and disabused of their error. At first, when any of them is liberated and compelled suddenly to stand up and turn his neck round and walk and look towards the light, he will suffer sharp pains; the glare will distress him, and he will be unable to see the realities of which in his former state he had seen the shadows; and then conceive some one saying to him, that what he saw before was an illusion, but that now, when he is approaching nearer to being and his eye is turned towards more real existence, he has a clearer vision, -what will be his reply? And you may further imagine that his instructor is pointing to the objects as they pass and requiring him to name them, -- will he not be perplexed? Will he not fancy that the shadows which he formerly saw are truer than the objects which are now shown to him?
Far truer.
And if he is compelled to look straight at the light, will he not have a pain in his eyes which will make him turn away to take and take in the objects of vision which he can see, and which he will conceive to be in reality clearer than the things which are now being shown to him?
True, he said.
And suppose once more, that he is reluctantly dragged up a steep and rugged ascent, and held fast until he 's forced into the presence of the sun himself, is he not likely to be pained and irritated? When he approaches the light his eyes will be dazzled, and he will not be able to see anything at all of what are now called realities.
Not all in a moment, he said.
He will require to grow accustomed to the sight of the upper world. And first he will see the shadows best, next the reflections of men and other objects in the water, and then the objects themselves; then he will gaze upon the light of the moon and the stars and the spangled heaven; and he will see the sky and the stars by night better than the sun or the light of the sun by day?
Certainly.
Last of he will be able to see the sun, and not mere reflections of him in the water, but he will see him in his own proper place, and not in another; and he will contemplate him as he is.
Certainly.
He will then proceed to argue that this is he who gives the season and the years, and is the guardian of all that is in the visible world, and in a certain way the cause of all things which he and his fellows have been accustomed to behold?
Clearly, he said, he would first see the sun and then reason about him.
And when he remembered his old habitation, and the wisdom of the den and his fellow-prisoners, do you not suppose that he would felicitate himself on the change, and pity them?
Certainly, he would.
And if they were in the habit of conferring honours among themselves on those who were quickest to observe the passing shadows and to remark which of them went before, and which followed after, and which were together; and who were therefore best able to draw conclusions as to the future, do you think that he would care for such honours and glories, or envy the possessors of them? Would he not say with Homer,
Better to be the poor servant of a poor master, and to endure anything, rather than think as they do and live after their manner?

Yes, he said, I think that he would rather suffer anything than entertain these false notions and live in this miserable manner.
Imagine once more, I said, such an one coming suddenly out of the sun to be replaced in his old situation; would he not be certain to have his eyes full of darkness?
To be sure, he said.
And if there were a contest, and he had to compete in measuring the shadows with the prisoners who had never moved out of the den, while his sight was still weak, and before his eyes had become steady (and the time which would be needed to acquire this new habit of sight might be very considerable) would he not be ridiculous? Men would say of him that up he went and down he came without his eyes; and that it was better not even to think of ascending; and if any one tried to loose another and lead him up to the light, let them only catch the offender, and they would put him to death.
No question, he said.
This entire allegory, I said, you may now append, dear Glaucon, to the previous argument; the prison-house is the world of sight, the light of the fire is the sun, and you will not misapprehend me if you interpret the journey upwards to be the ascent of the soul into the intellectual world according to my poor belief, which, at your desire, I have expressed whether rightly or wrongly God knows. But, whether true or false, my opinion is that in the world of knowledge the idea of good appears last of all, and is seen only with an effort; and, when seen, is also inferred to be the universal author of all things beautiful and right, parent of light and of the lord of light in this visible world, and the immediate source of reason and truth in the intellectual; and that this is the power upon which he who would act rationally, either in public or private life must have his eye fixed.

domenica 1 giugno 2014

Il Politico di Platone e le Teorie Rivoluzionarie di Jack Sarfatti

Le teorie di Jack Sarfatti sono probabilmente le più avanzate e rivoluzionarie di tutta la fisica moderna.

Una lunga serie di sincronicità mi hanno portato a conoscere queste teorie qualche mese fa, mentre preparavo il materiale per il mio romanzo “108” (riuscirò a pubblicarlo in Italia?) che inizierò a scrivere in questi giorni. L’idea che propongo in questo romanzo è che il tempo è meno lineare di quanto possiamo percepire nel nostro stato di coscienza ordinario. Ho scoperto che questa non è soltanto una mia idea. Ma è anche un’idea cara a molti mistici ed esoteristi nonché un’idea comune ai più moderni fisici teorici come Jack Sarfatti.
Così quando ho letto il libro Destiny Matrix di Jack Sarfatti e la sua idea che il presente viene dal futuro, ho immediatamente pensato a Platone e ad uno dei suoi Miti. Non il suo mito più famoso, quello della “caverna” presente nella “Repubblica”, ma uno meno famoso. Il mito di Crono presente nel “Politico”. Un mito che sarà forse meno famoso, ma probabilmente più interessante e rivoluzionario.

Però prima di parlare di questo Mito dobbiamo spendere qualche parola su Platone.

Tutti sanno che Platone era un grande filosofo. E molti pensano che sia stato anche un grande mistico.
Ma pochi sanno che ha studiato per molti anni (13) in Egitto, dove fu iniziato ad Eliopoli ai misteri degli scribi eliopolitani. Gli stessi sacerdoti egizi, che molti credono essere gli eredi di un’antica Tradizione che viene da un’antica umanità, un’umanità precedente a quella attuale (Atlantide). Sacerdoti che insegnarono a Platone che gli esseri umani vivono in uno stato di ipnosi e vedono il mondo al contrario. Esempio di ciò il fatto che vediamo il sole e le stelle muoversi nel cielo, mentre in realtà è la terra a muoversi. Sacerdoti che erano consapevoli dell’Eliocentrismo ma tenevano questo segreto all’interno delle mura del Tempio, non a causa di classismo come potremmo pensare, ma per altri motivi, che forse saranno oggetto di un altro post.

Noi esseri umani vediamo il mondo al contrario? Secondo il Mito di Crono contenuto nel Politico di Platone si! Questo ciclo temporale va al contrario. Una volta quando Crono reggeva il mondo, prima di Zeus, il Sole e le stelle sorgevano a Ovest e tramontavano ad Est, e gli uomini nascevano dalla terra e venivano riassorbiti nel ventre della madre.

Ma adesso è arrivato il tempo di lasciare spazio alle parole di Platone:



STRANIERO: Fra i racconti di un tempo - e molti altri ve ne saranno ancora - vi era anche il presagio che riguarda quella che fu chiamata la contesa di Atreo e di Tieste.
Hai certamente ascoltato e ricordi quel che dicono che accadde allora.
SOCRATE IL GIOVANE: Alludi forse all'indizio divino rappresentato dall'agnello dal vello d'oro?
STRANIERO: Nient'affatto, ma al mutamento del tramonto e del levar del sole e degli altri astri, poiché dove ora si
levano, in quel luogo allora tramontavano, mentre sorgevano dalla parte opposta, sin quando il dio, avendo reso testimonianza ad Atreo, mutò il corso degli astri nella fase attuale.
SOCRATE IL GIOVANE: In effetti si dice anche questo.
STRANIERO: E da molti abbiamo udito della sovranità di Crono.
SOCRATE IL GIOVANE: Da moltissimi, direi.
STRANIERO: E allora? E sul fatto che anticamente si veniva generati dalla terra e non secondo accoppiamenti
reciproci?
SOCRATE IL GIOVANE: Anche questa è una di quelle cose che anticamente si è raccontata. STRANIERO: Tutte queste cose traggono origine da una medesima condizione, e, oltre a queste, innumerevoli altre
e ancora più meravigliose di queste, ma per la quantità di tempo trascorsa alcune di esse sono andate perse, altre invece ci sono giunte in ordine sparso e si narrano ciascuna separata da un'altra. Ora si deve parlare di quella condizione che fu responsabile di tutti questi racconti e che nessuno mai disse: una volta spiegata, ci servirà per le nostre argomentazioni riguardanti il re.
SOCRATE IL GIOVANE: Dici benissimo. Parla senza tralasciare nulla.
STRANIERO: Ascolta. Questo universo ora è lo stesso dio che lo guida insieme nel cammino e lo segue nei suoi movimenti, ora lo lascia andare, quando i movimenti circolari dell'andata abbiano ormai raggiunto il limite di tempo prestabilito, e di nuovo, muovendosi spontaneamente, volge la sua orbita dalla parte opposta, poiché è un essere vivente che ha ottenuto in sorte un'intelligenza per opera di colui che lo ha costituito in principio. Questo ritornare indietro è di necessità generato dentro di lui per questa ragione.
SOCRATE IL GIOVANE: Per quale?
STRANIERO: Conviene identificare la condizione per cui si è identici a se stessi e sempre allo stesso modo solamente con ciò che più di tutto è divino, mentre la natura del corpo non appartiene a questo ordine. Ciò che noi abbiamo chiamato "cielo" e "cosmo" ha ricevuto da chi lo ha generato molti attributi divini, ma prende parte anche della natura del corpo: da questo fatto deriva che gli è impossibile non prendere assolutamente parte del mutamento, anche se per quanto gli è possibile, stando quanto più può identico a se stesso, si muove di un solo movimento.
Perciò assunse il moto di circonvoluzione, proprio perché minima fosse la deviazione del suo movimento. A nessuno è consentito volgere da sé continuamente se stesso se non a colui che guida tutti i corpi che si muovono: ma d'altra parte non gli è concesso muoversi ora in un senso, ora in quello contrario. In base a tutto ciò non dobbiamo affermare né che sia il cosmo stesso a muovere sempre se stesso, né che sia sempre interamente fatto ruotare dal dio secondo movimenti circolari che siano di due tipi diversi ed opposti, né che lo volgano due dèi che hanno intendimenti opposti fra loro, ma come è stato detto poco fa e ora è l'unica cosa che rimane, e cioè che ora è condotto da una causa divina da esso diversa, procurandosi nuovamente la vita e ricevendo dall'artefice l'immortalità ristoratrice, ora invece, quando viene lasciato, si muove da solo, e l'abbandono avviene in un occasione tale che possa percorrere al suo ritorno molte decine di migliaia di orbite, per il fatto che essendo un complesso enorme e assai equilibrato si muove poggiando su un piede piccolissimo.
SOCRATE IL GIOVANE: Tutto quello che hai trattato mi sembra assai verosimile.
STRANIERO: Dopo aver riflettuto su quel che abbiamo appena detto, osserviamo quella condizione che prima abbiamo affermato che sia responsabile di tutti gli eventi prodigiosi. Ed ecco questa condizione.
SOCRATE IL GIOVANE: Quale?
STRANIERO: Essa consiste nel fatto che il movimento circolare del tutto ora si svolge secondo il movimento attuale, ora al contrario.
SOCRATE IL GIOVANE: E qual è il nesso allora con quei miti?
STRANIERO: Si deve ritenere che questo mutarsi sia fra tutti i movimenti che avvengono nel cielo quello più
imponente e più completo.
SOCRATE IL GIOVANE: è verosimilmente così .
STRANIERO: Dunque bisogna pensare che imponenti mutamenti si verifichino allora anche in noi che abitiamo
all'interno di esso.
SOCRATE IL GIOVANE: Anche questo fatto mi pare verosimile.
STRANIERO: Non sappiamo che la natura degli animali viventi sopporta di malanimo i mutamenti di grande
portata, numerosi e della specie più varia?
SOCRATE IL GIOVANE: E come no?
STRANIERO: Necessariamente avvengono dunque in quell'occasione gli stermini più grandi degli altri animali, e
anche il genere degli uomini sopravvive in piccola parte: riguardo a costoro avvengono altri patimenti, numerosi, incredìbìlì e inaspettati, ma questo è il più importante e che si accompagna al rivolgimento dell'universo, allorquando avviene il mutamento della direzione nel senso opposto a quello attuale.
SOCRATE IL GIOVANE: Quale?
STRANIERO: Quell'età che ciascuno degli animali viventi aveva, questa per prima fra tutte si fermò, e tutto quanto era mortale cessò di procedere verso la vecchiaia senza avere più i tratti distintivi di questa età, e mutando direzione in senso contrario veniva generato più giovane e più tenero: i capelli bianchi dei più vecchi diventavano neri, le guance lisce di coloro che portano la barba portavano di nuovo ciascuno verso la primavera trascorsa, e i corpi dei giovani, diventando ogni giorno e ogni notte lisci e più piccoli, tornavano nuovamente alla natura di neonati, simili ad essi sia nell'anima sia nel corpo. Da questo punto in poi, consumandosi ormai, scomparivano del tutto. D'altro canto, i cadaveri di chi in quel tempo moriva di morte violenta, facendo esperienza di questi stessi eventi, rapidamente scomparivano e in pochi giorni venivano annientati.
SOCRATE IL GIOVANE: Come si generavano, in quel tempo, straniero, gli animali viventi? E in che modo nascevano gli uni dagli altri?
STRANIERO: è chiaro, Socrate, che in quel tempo la natura non consentiva gli accoppiamenti reciproci, mentre quel genere che allora si diceva che nascesse dalla terra, proprio questo in quel tempo esisteva, il quale appunto ritornava alla vita dalla terra, e di questo genere conservavano memoria i nostri primi antenati, che vivevano nel tempo che seguiva la fine del ciclo precedente, e che dunque nascevano all'inizio di questo: di questi discorsi cui molti ora ingiustamente non prestano fede, costoro si fecero araldi per noi. Bisogna, credo, considerare quello che avviene successivamente. Questo infatti è quel che segue al ritorno dei vecchi alla natura di bambini, e cioè che da morti che sono e che nella terra si trovano, tornando ivi nuovamente a ricomporsi ed essendo richiamati in vita, seguono la direzione della nascita che ritorna indietro, prendendo la direzione opposta; ed essendo di necessità generati, secondo questo discorso, come figli della terra, assumono così il nome e la definizione, per quanti di essi il dio non condusse verso un'altra sorte.
SOCRATE IL GIOVANE: Questo è senza dubbio ciò che viene dopo quella situazione precedente. Ma quella vita che tu dici che si sviluppò al tempo della potenza di Crono si verificò in quei cicli o in questi? è chiaro che negli uni e negli altri cicli accade che si venfica il mutarsi del moto degli astri e del sole.
STRANIERO: Hai seguito bene il discorso. Quanto alla tua domanda sul fatto che tutto veniva generato spontaneamente per gli uomini non riguarda affatto il ciclo che c'è ora, ma anche questo si verificava in quello anteriore. Allora il dio guidava innanzitutto la stessa rotazione, prendendosene totalmente cura, e - cosa che avviene allo stesso modo anche adesso in alcuni luoghi - tutte le parti del cosmo venivano ripartite dagli dèi che le governavano: e dei demoni divini come fossero pastori avevano ripartito anche gli animali viventi secondo i generi e i gruppi, e ciascuno bastava in tutto a ciascun gruppo essendo esso stesso pastore, sicché non vi era nessun essere selvatico e nessuno procurava cibo all'altro, e non esisteva affatto guerra né rivolta. Ma vi sarebbe molto altro da dire riguardo a quel che segue a tale assetto dell'universo. Quanto si dice degli uomini e della loro vita in cui tutto si generava spontaneamente, si è detto per questo motivo. Il dio li guidava ed era loro capo, come adesso gli uomini, che sono animali più vicini alla natura divina, portano al pascolo le altre specie a loro inferiori: quando il dio li portava al pascolo non vi erano forme di governo, né acquisti di donne e di figli. Tutti ritornavano in vita dalla terra, e non vi era alcun ricordo delia situazione precedente: questi beni allora mancavano, però avevano abbondanza di frutti dagli alberi e da molta altra vegetazione, senza esser generati mediante l'agricoltura, ma offerti spontaneamente dalla terra. Nudi e senza coperte vivevano trascorrendo la maggior parte del tempo all'aria aperta: le stagioni erano temperate perehé non provassero dolore, e avevano confortevoli letti costituiti dall'erba abbondante che cresceva di continuo dalla terra. La vita di cui stai ascoltando il racconto, Socrate, è quella di coloro che vissero al tempo di Crono: questa di adesso, invece, che il discorso indica come del tempo di Zeus, tu stesso la stai sperimentando di persona. Saresti in grado e vorresti giudicare la più felice fra queste due esistenze?
SOCRATE IL GIOVANE: Nient'affatto.
STRANIERO: Vuoi che io giudichi per te in qualche modo?
SOCRATE IL GIOVANE: Certamente.
STRANIERO: Se allora coloro che furono allevati da Crono, avendo essi molto tempo a disposizione e la possibilità
di poter incontrarsi e discorrere non solo con gli uomini, ma anche con le bestie, si servivano di tutte queste circostanze favorevoli per la filosofia, conversando con gli animali e fra loro, e cercando di sapere da tutte le specie se una che in possesso di una particolare capacità avesse mai fatto esperienza di qualcosa che si distinguesse dal resto nell'accrescere il capitale dell'intelligenza, si giudicherà facilmente il fatto che vi è un'immensa differenza, in relazione alla felicità, fra quelli che vivono adesso e quelli che vivevano allora: ma se riempiendosi a sazietà di cibo e di bevande conversavano fra loro e con gli animali dicendo quel che vien detto di essi anche ora, anche questo, secondo quel che mi sembra, è assai facile da giudicare.
Tuttavia lasciamo perdere queste cose, finché non compaia qualcuno capace di spiegarci se quelli che vissero in quel tempo avessero desiderio della scienza e del far uso dei discorsi: noi dobbiamo parlare del motivo per cui abbiamo risvegliato il mito affinché possiamo portare a compimento quello che ci resta ancora da dire dopo questo.
Dopo che il tempo di tutti questi eventi ebbe fine, e bisognava che il mutamento avvenisse, e tutto il genere di coloro che si erano generati dalla terra era ormai annientato, avendo ogni anima pagato il debito mediante la generazione di tutte le specie, e ricadendo sulla terra sotto forma di semi tante volte quante a ciascuna era stato ordinato, allora il timoniere dell'universo, come lasciando la barra dei timoni, si ritirò nella sua vedetta, e a quel punto il destino e un innato desiderio fecero di nuovo fare una conversione al cosmo. Tutti gli dèi che governavano nei loro luoghi insieme alla divinita pì u importante, riconoscendo ormai quel che era avvenuto, lasciarono le parti del cosmo di cui essi si occupavano: e quello, mutando direzione e scontrandosi nelle sue parti, messo in moto dagli opposti impulsi, uno al principio e l'altro alla fine, provocando in esso una grande scossa, determinò un altro sterminio di animali d'ogni sorta. Dopo questi eventi, trascorso il tempo necessario, facendo ormai cessare il tumulto e lo scompiglio, e ottenuta la calma dopo quegli sconvolgimenti, esso si dispose in modo da mantenere il ritmo consueto della sua corsa, avendo cura e forza esso stesso delle cose che avvenivano in sé e di se stesso, cercando di ricordare, per quanto possibile, l'insegnamento del suo artefice e padre. In principio dunque realizzava questo in modo più preciso, alla fine invece in modo più fiacco: causa di questo è la sua parte corporea che vi è nella mescolanza, che è la proprietà congenita della natura di un tempo, poiché partecipava di un grande disordine prima di giungere all'ordine attuale. Tutto il bene di cui è provvisto lo possiede in virtù di colui che lo ha escogitato: ma da quella sua condizione di un tempo riceve tutte quante le difficoltà e i difetti che sono nel cielo, e le riproduce negli animali viventi.
Quando allevava in sé gli animali insieme al suo pilota, le cose che non andavano erano di poco conto, mentre vi generava grandi beni: quando invece si separa da quello, immediatamente dopo l'abbandono guida sempre tutte le cose nel modo migliore, ma andando avanti nel tempo e ingenerandosi in esso l'oblio, prende sempre più potere la sua antica condizione di mancanza d'armonia, e alla fine del tempo ecco che degenera, e i beni hanno scarso valore, mentre, facendo un'abbondante fusione dei mali corrispondenti, corre il rischio di giungere alla distruzione di se stesso e delle cose che sono in esso. Perciò il dio che già un tempo lo ha ordinato, vedendo che si trova in difficoltà, preoccupato che quello, trovandosi nella tempesta e nello scompiglio, si annienti e affondi nel mare infinito della dissomiglianza, tornando nuovamente a sedere presso il timone di quello, volgendo in un'altra direzione ciò che era stato attaccato dal morbo o si era dissolto nella fase precedente, quando il cosmo era stato abbandonato a se stesso, lo ordina e, raddrizzandolo, lo rende immortale e senza vecchiaia. Questa è la fine delle cose che abbiamo raccontato: per quanto riguarda l'argomentazione del re è sufficiente collegarci al discorso di prima. Avendo il cosmo mutato direzione, e presa la strada che porta alla generazione di adesso, l'età di nuovo si fermò, e si ripetevano fatti nuovi e opposti a quelli di prima. Crescevano gli animali viventi che poco mancava che scomparissero per la piccolezza, mentre i corpi appena nati dalla terra, diventati vecchi, di nuovo morivano e scendevano nella terra.
Anche tutte le altre cose mutavano, imitando e accompagnando ciò che l'universo provava, e anche l'imitazione della gravidanza, della nascita, e dell'allevamento si accompagnava di necessità all'andamento in generale: non era più possibile che l'animale venisse generato nella terra a causa dell'accordo di elementi eterogenei, ma come all'universo era stato ordinato di essere signore assoluto del suo cammino, così allo stesso modo anche alle stesse sue parti era provenuto l'ordine da una simile direzione, per quanto era possibile, di concepire da sole, di generare, e di allevare. E siamo ormai arrivati alla ragione per cui tutto il discorso si è messo in moto.
Sugli altri animali ci sarebbe molto da dire e si potrebbe fare una lunga esposizione sull'origine da cui ciascuna ha mutato il suo corso e sulla ragione di ciò: sugli uomini invece il discorso è più breve, e più conveniente in questa sede. Privati della cura di quel dio che ci possedeva e che ci guidava al pascolo, tutti gli altri numerosi animali che avevano natura feroce diventarono selvatici, mentre gli uomini stessi, deboli e senza protezione, venivano sbranati da quelli, e in quei tempi primitivi erano ancora senza mezzi né risorse, poiché era mancata l'alimentazione spontanea, e non sapevano procurarsela, per il fatto che in precedenza non erano stati costretti da necessità alcuna. Per tutti questi motivi erano venuti a trovarsi in difficoltà enormi. Di qui provengono i doni, come anticamente si narra, donati a noi dagli dèi insieme al necessario insegnamento ed educazione: il fuoco da Prometeo,(8) e le arti da Efesto (9) e dalla sua compagna d'arte,(10) i semi e le piante da altri. E tutto quanto è servito a stabilire la vita umana è provenuto da questi doni, dal momento che, come si è appena finito di dire, gli dèi smisero di occuparsi degli uomini, e questi dovevano da soli guidare se stessi e aver cura di sé, come tutto il cosmo, a imitazione del quale e nella cui compagnia viviamo e siamo per tutto il tempo generati, ora in questo modo, un tempo in quell'altro. Abbia così termine il mito, e noi lo useremo per vedere quanto abbiamo sbagliato mostrando nel discorso precedente l'uomo regale e quello politico.
SOCRATE IL GIOVANE: Come e quanto grave è l'errore che tu dici che abbiamo causato?
STRANIERO: Da un lato è cosa di poco conto, dall'altro è assai dannoso e ben maggiore e più grave di quanto mi sembrava allora.
SOCRATE IL GIOVANE: In che senso?
STRANIERO: L'errore consiste nel fatto che, interrogati sul re e sul politico che provengono dal ciclo attuale e dalla generazione attuale, abbiamo detto del pastore che proviene dal ciclo opposto che guidava le mandrie umane di allora, e per di più divino anziché mortale, e proseguendo in questa direzione siamo andati del tutto fuori strada: quanto invece al fatto che lo abbiamo messo in rilievo come colui che governa tutto lo Stato, senza dire in che modo lo diventi, pur avendo detto in questo senso il vero, non si è detto tutto e nemmeno in modo chiaro, e per questa ragione, anche se meno gravemente di quell'altra circostanza, abbiamo sbagliato.
SOCRATE IL GIOVANE: Vero.


Dunque secondo il Mito di Crono contenuto nel Politico di Platone il Presente viene dal Futuro come nelle Teorie di Sarfatti. Ma questo mito, come altri miti paltonici, ci permette di sviluppare ulteriori considerazioni che verranno presto postate su questo blog.

sabato 31 maggio 2014

Further considerations on Plato Cronos' Myth and the Theories of Jack Sarfatti.

In the theories of Jack Sarfatti the present comes from the future and not from the past as we could perceive in our ordinary state of consciousness. Plato, as we saw in the precedent post, said that in the time of Cronos the events went at reverse.

“The sun and the stars once rose in the west, and set in the east, and that the god reversed their motion, and gave them that which they now have as a testimony to the right of Atreus.”

If planets and star go reverse Plato talks about spin some years before Pauli… but that’s not the point of our post. We’re talking about time. If we procede in the idea that present comes from the future , and we bring this idea streight forward its ultimate consequence, we have to think that time is not linear. time is circular, we are inside a loop, a cycle. And that’s exactly also what Plato says

But as I have already said (and this is the only remaining alternative) the world is guided at one time by an external power which is divine and receives fresh life and immortality from the renewing hand of the Creator, and again, when let go, moves spontaneously, being set free at such a time as to have, during infinite cycles of years, a reverse movement: this is due to its perfect balance, to its vast size, and to the fact that it turns on the smallest pivot.

But Plato say also more

It is evident, Socrates, that there was no such thing in the then order of nature as the procreation of animals from one another; the earth-born race, of which we hear in story, was the one which existed in those days—they rose again from the ground; and of this tradition, which is now-a-days often unduly discredited, our ancestors, who were nearest in point of time to the end of the last period and came into being at the beginning of this, are to us the heralds. And mark how consistent the sequel of the tale is; after the return of age to youth, follows the return of the dead, who are lying in the earth, to life; simultaneously with the reversal of the world the wheel of their generation has been turned back, and they are put together and rise and live in the opposite order, unless God has carried any of them away to some other lot. According to this tradition they of necessity sprang from the earth and have the name of earth-born, and so the above legend clings to them.

Does He talks of a continues cycle where man born and reborn always the same, unless God has carried any of them away to some other lot?

It seem that here Plato talks about eternal return. The Idea of Eternal Return (also known as eternal recurrence) return many time in the history from giudaic tradition to stoicism, but also in Nietzsche and in Ouspensky-Collins theories. And in this myth there is also contemplated the opportunity of going outside the cycle if God carrie any of them away to some other lot (as in Ouspensky Theory and Tibetan tradition).

The Idea of Eternal Return make Plato very modern, and let us think he believed the universe more similar to a toroid than a plane. This could bring very interesting cosmology implication. But that’s not the only point we could continue to consider. Time has two possible way of flow. Forward in the Empire of Zeus. Backward in the Empire of Cronos.
Are you also thinking about Feynman Diagrams, quark symmetry and Temporal orientation? And those apparently strange quark phenomens where some particle seem go forward in time, and some other backward?

But Cronos’ Empire and Zeus Empire leave us to think also to others matter dichotomies such also Fermi Field – Boson Field; Matter –Antimatter…

Plato Cronos’Myth contain many elements very similar to Quantum Physics but all Plato Philosophy is full of possible similitude with Modern Physics Theories. Have you ever read the Cave’s Myth as a possible ancient way to describes David Bohm’s Olographic Theory?

Further considerations soon on this blog

mercoledì 28 maggio 2014

Plato’s Statesman and the Revolutionary Theories of Jack Sarfatti







The theories of Jack Sarfatti are probably the most advanced and revolutionary theories of the modern Physics.

A long series of synchronicity bring me to this theories, some month ago, while I was preparing the material for the novel “108”, (will I ever find someone who will publish it in Italy?) that I’m starting to write in these days. The Idea that I’ll propose in this novel is that Time is not as linear as we could perceive in our ordinary state of consciusness. And I discover it is not just my idea. But it is also the Idea of many mistics and esoterists and also the Idea of More advanced theoric physics like Jack Sarfatti.
So when I red Sarfatti’s Destiny Matrix and his idea that the present come from the future, I immediately thought to Plato and one of his Myth . Not his most famous one “The Cave” from the Repubblic, but a less famous one. The Myth of Cronos inside his book “the Statesman”. A myth that will be less famous but perhaps also more interisting and revolutionary.

But before to speak about this Myth we have to spend some words on Plato.

Everyone Knows that Plato was a great Philosopher. And many think it was a great Mistic.
But just a few know that he has been studying for many years (13) in Egypt, and that he was initiated in Heliopolis by Heliopolis priests. The same egytian priest that, many believe to be the hereditary of an ancient Tradition that comes from an old humanity, previous than the actual one (Atlantis ). Priests who teach Plato that HumanBeings live in a sleeping state and see eveything at reverse. Example of this is the fact we see the sun and the stars moving in the sky, while is earth moving. Priests who were conscious of the Eliocentrism but take this secret inside the bounderies of the temple, not because of classism as we could think, but this will perhaps the subject of another post…

Do we see world at reverse? According Plato Cronos’ Myth yes. This cycle go reverse. Once upon a time when Cronos empired the world, before Zeus, the sun and stars arose in the west and set in the east, and men were earthborn, and reabsorbed in mother’s worb.

But now is time to leave space to Plato’s words:

STRANGER: There did really happen, and will again happen, like many other events of which ancient tradition has preserved the record, the portent which is traditionally said to have occurred in the quarrel of Atreus and Thyestes. You have heard, no doubt, and remember what they say happened at that time?
YOUNG SOCRATES: I suppose you to mean the token of the birth of the golden lamb.
STRANGER: No, not that; but another part of the story, which tells how the sun and the stars once rose in the west, and set in the east, and that the god reversed their motion, and gave them that which they now have as a testimony to the right of Atreus.
YOUNG SOCRATES: Yes; there is that legend also.
STRANGER: Again, we have been often told of the reign of Cronos.
YOUNG SOCRATES: Yes, very often.
STRANGER: Did you ever hear that the men of former times were earth-born, and not begotten of one another?
YOUNG SOCRATES: Yes, that is another old tradition.
STRANGER: All these stories, and ten thousand others which are still more wonderful, have a common origin; many of them have been lost in the lapse of ages, or are repeated only in a disconnected form; but the origin of them is what no one has told, and may as well be told now; for the tale is suited to throw light on the nature of the king.
YOUNG SOCRATES: Very good; and I hope that you will give the whole story, and leave out nothing.
STRANGER: Listen, then. There is a time when God himself guides and helps to roll the world in its course; and there is a time, on the completion of a certain cycle, when he lets go, and the world being a living creature, and having originally received intelligence from its author and creator, turns about and by an inherent necessity revolves in the opposite direction.
YOUNG SOCRATES: Why is that?
STRANGER: Why, because only the most divine things of all remain ever unchanged and the same, and body is not included in this class. Heaven and the universe, as we have termed them, although they have been endowed by the Creator with many glories, partake of a bodily nature, and therefore cannot be entirely free from perturbation. But their motion is, as far as possible, single and in the same place, and of the same kind; and is therefore only subject to a reversal, which is the least alteration possible. For the lord of all moving things is alone able to move of himself; and to think that he moves them at one time in one direction and at another time in another is blasphemy. Hence we must not say that the world is either self-moved always, or all made to go round by God in two opposite courses; or that two Gods, having opposite purposes, make it move round. But as I have already said (and this is the only remaining alternative) the world is guided at one time by an external power which is divine and receives fresh life and immortality from the renewing hand of the Creator, and again, when let go, moves spontaneously, being set free at such a time as to have, during infinite cycles of years, a reverse movement: this is due to its perfect balance, to its vast size, and to the fact that it turns on the smallest pivot.
YOUNG SOCRATES: Your account of the world seems to be very reasonable indeed.
STRANGER: Let us now reflect and try to gather from what has been said the nature of the phenomenon which we affirmed to be the cause of all these wonders. It is this.
YOUNG SOCRATES: What?
STRANGER: The reversal which takes place from time to time of the motion of the universe.
YOUNG SOCRATES: How is that the cause?
STRANGER: Of all changes of the heavenly motions, we may consider this to be the greatest and most complete.
YOUNG SOCRATES: I should imagine so.
STRANGER: And it may be supposed to result in the greatest changes to the human beings who are the inhabitants of the world at the time.
YOUNG SOCRATES: Such changes would naturally occur.
STRANGER: And animals, as we know, survive with difficulty great and serious changes of many different kinds when they come upon them at once.
YOUNG SOCRATES: Very true.
STRANGER: Hence there necessarily occurs a great destruction of them, which extends also to the life of man; few survivors of the race are left, and those who remain become the subjects of several novel and remarkable phenomena, and of one in particular, which takes place at the time when the transition is made to the cycle opposite to that in which we are now living.
YOUNG SOCRATES: What is it?
STRANGER: The life of all animals first came to a standstill, and the mortal nature ceased to be or look older, and was then reversed and grew young and delicate; the white locks of the aged darkened again, and the cheeks the bearded man became smooth, and recovered their former bloom; the bodies of youths in their prime grew softer and smaller, continually by day and night returning and becoming assimilated to the nature of a newly-born child in mind as well as body; in the succeeding stage they wasted away and wholly disappeared. And the bodies of those who died by violence at that time quickly passed through the like changes, and in a few days were no more seen.
YOUNG SOCRATES: Then how, Stranger, were the animals created in those days; and in what way were they begotten of one another?
STRANGER: It is evident, Socrates, that there was no such thing in the then order of nature as the procreation of animals from one another; the earth-born race, of which we hear in story, was the one which existed in those days—they rose again from the ground; and of this tradition, which is now-a-days often unduly discredited, our ancestors, who were nearest in point of time to the end of the last period and came into being at the beginning of this, are to us the heralds. And mark how consistent the sequel of the tale is; after the return of age to youth, follows the return of the dead, who are lying in the earth, to life; simultaneously with the reversal of the world the wheel of their generation has been turned back, and they are put together and rise and live in the opposite order, unless God has carried any of them away to some other lot. According to this tradition they of necessity sprang from the earth and have the name of earth-born, and so the above legend clings to them.
YOUNG SOCRATES: Certainly that is quite consistent with what has preceded; but tell me, was the life which you said existed in the reign of Cronos in that cycle of the world, or in this? For the change in the course of the stars and the sun must have occurred in both.
STRANGER: I see that you enter into my meaning;—no, that blessed and spontaneous life does not belong to the present cycle of the world, but to the previous one, in which God superintended the whole revolution of the universe; and the several parts the universe were distributed under the rule of certain inferior deities, as is the way in some places still. There were demigods, who were the shepherds of the various species and herds of animals, and each one was in all respects sufficient for those of whom he was the shepherd; neither was there any violence, or devouring of one another, or war or quarrel among them; and I might tell of ten thousand other blessings, which belonged to that dispensation. The reason why the life of man was, as tradition says, spontaneous, is as follows: In those days God himself was their shepherd, and ruled over them, just as man, who is by comparison a divine being, still rules over the lower animals. Under him there were no forms of government or separate possession of women and children; for all men rose again from the earth, having no memory of the past. And although they had nothing of this sort, the earth gave them fruits in abundance, which grew on trees and shrubs unbidden, and were not planted by the hand of man. And they dwelt naked, and mostly in the open air, for the temperature of their seasons was mild; and they had no beds, but lay on soft couches of grass, which grew plentifully out of the earth. Such was the life of man in the days of Cronos, Socrates; the character of our present life, which is said to be under Zeus, you know from your own experience. Can you, and will you, determine which of them you deem the happier?
YOUNG SOCRATES: Impossible.
STRANGER: Then shall I determine for you as well as I can?
YOUNG SOCRATES: By all means.
STRANGER: Suppose that the nurslings of Cronos, having this boundless leisure, and the power of holding intercourse, not only with men, but with the brute creation, had used all these advantages with a view to philosophy, conversing with the brutes as well as with one another, and learning of every nature which was gifted with any special power, and was able to contribute some special experience to the store of wisdom, there would be no difficulty in deciding that they would be a thousand times happier than the men of our own day. Or, again, if they had merely eaten and drunk until they were full, and told stories to one another and to the animals—such stories as are now attributed to them—in this case also, as I should imagine, the answer would be easy. But until some satisfactory witness can be found of the love of that age for knowledge and discussion, we had better let the matter drop, and give the reason why we have unearthed this tale, and then we shall be able to get on. In the fulness of time, when the change was to take place, and the earth-born race had all perished, and every soul had completed its proper cycle of births and been sown in the earth her appointed number of times, the pilot of the universe let the helm go, and retired to his place of view; and then Fate and innate desire reversed the motion of the world. Then also all the inferior deities who share the rule of the supreme power, being informed of what was happening, let go the parts of the world which were under their control. And the world turning round with a sudden shock, being impelled in an opposite direction from beginning to end, was shaken by a mighty earthquake, which wrought a new destruction of all manner of animals. Afterwards, when sufficient time had elapsed, the tumult and confusion and earthquake ceased, and the universal creature, once more at peace, attained to a calm, and settled down into his own orderly and accustomed course, having the charge and rule of himself and of all the creatures which are contained in him, and executing, as far as he remembered them, the instructions of his Father and Creator, more precisely at first, but afterwords with less exactness. The reason of the falling off was the admixture of matter in him; this was inherent in the primal nature, which was full of disorder, until attaining to the present order. From God, the constructor, the world received all that is good in him, but from a previous state came elements of evil and unrighteousness, which, thence derived, first of all passed into the world, and were then transmitted to the animals. While the world was aided by the pilot in nurturing the animals, the evil was small, and great the good which he produced, but after the separation, when the world was let go, at first all proceeded well enough; but, as time went on, there was more and more forgetting, and the old discord again held sway and burst forth in full glory; and at last small was the good, and great was the admixture of evil, and there was a danger of universal ruin to the world, and to the things contained in him. Wherefore God, the orderer of all, in his tender care, seeing that the world was in great straits, and fearing that all might be dissolved in the storm and disappear in infinite chaos, again seated himself at the helm; and bringing back the elements which had fallen into dissolution and disorder to the motion which had prevailed under his dispensation, he set them in order and restored them, and made the world imperishable and immortal. And this is the whole tale, of which the first part will suffice to illustrate the nature of the king. For when the world turned towards the present cycle of generation, the age of man again stood still, and a change opposite to the previous one was the result. The small creatures which had almost disappeared grew in and stature, and the newly-born children of the earth became grey and died and sank into the earth again. All things changed, imitating and following the condition of the universe, and of necessity agreeing with that in their mode of conception and generation and nurture; for no animal was any longer allowed to come into being in the earth through the agency of other creative beings, but as the world was ordained to be the lord of his own progress, in like manner the parts were ordained to grow and generate and give nourishment, as far as they could, of themselves, impelled by a similar movement. And so we have arrived at the real end of this discourse; for although there might be much to tell of the lower animals, and of the condition out of which they changed and of the causes of the change, about men there is not much, and that little is more to the purpose. Deprived of the care of God, who had possessed and tended them, they were left helpless and defenceless, and were torn in pieces by the beasts, who were naturally fierce and had now grown wild. And in the first ages they were still without skill or resource; the food which once grew spontaneously had failed, and as yet they knew not how to procure it, because they had never felt the pressure of necessity. For all these reasons they were in a great strait; wherefore also the gifts spoken of in the old tradition were imparted to man by the gods, together with so much teaching and education as was indispensable; fire was given to them by Prometheus, the arts by Hephaestus and his fellow-worker, Athene, seeds and plants by others. From these is derived all that has helped to frame human life; since the care of the Gods, as I was saying, had now failed men, and they had to order their course of life for themselves, and were their own masters, just like the universal creature whom they imitate and follow, ever changing, as he changes, and ever living and growing, at one time in one manner, and at another time in another. Enough of the story, which may be of use in showing us how greatly we erred in the delineation of the king and the statesman in our previous discourse.
YOUNG SOCRATES: What was this great error of which you speak?
STRANGER: There were two; the first a lesser one, the other was an error on a much larger and grander scale.
YOUNG SOCRATES: What do you mean?
STRANGER: I mean to say that when we were asked about a king and statesman of the present cycle and generation, we told of a shepherd of a human flock who belonged to the other cycle, and of one who was a god when he ought to have been a man; and this a great error. Again, we declared him to be the ruler of the entire State, without explaining how: this was not the whole truth, nor very intelligible; but still it was true, and therefore the second error was not so great as the first.
YOUNG SOCRATES: Very good.



Then according to Plato Cronos’ Myth, the Present comes form the Future as in Sarfatti’s Theories.
But this myth, as others Plato Myth, allow us to devolop further consideration that will soon posted on this blog.