venerdì 28 gennaio 2011

Strange Days - Strani Giorni

Le proteste a Tunisi, seguite da quelle di Tirana in Albania. E poi la rivolta dell'Egitto con le strade piene di carri armati assaltati dalla folla, e le tensioni in Yemen. Una strana congiunzione astrale sembra interessare i paesi dell'Africa settendrionale. Volendo colpire ciechi poteri decennali che negano le libertà civili. Senza parlare poi delle tristi vicende e delle miserie che interessano la politica italiana in questi giorni.
Strani giorni. E già. Viviamo strani giorni. La canzone di Franco Battiato sembra proprio quella giusta per questa settimana!

lunedì 10 gennaio 2011

Kerouac, Beat Generation e Buddhismo Zen


Dicembre è stato un mese che ho trascorso viaggiando, On the Road (but overall on the sea), in giro per il mondo. Così ho deciso di dedicare una serie di post a Kerouac ed alla Beat generation.


« Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati»
«Dove andiamo?»
«Non lo so, ma dobbiamo andare »
(Jack Kerouac - On the road)

Questo scambio di battute, che suonano come poetici versi, tra Dean Moriarty e Sal Paradise - in realtà Neal Cassady e Jack Kerouac- ed anche profetici, se pensiamo che Neal Cassady morì nel 1968 camminando senza metà, lungo i binari di una ferrovia messicana, finché non si addormentò e morì assiderato; sono l'emblema di un'intera Generazione, la Beat Generation.
Una generazione inquieta, di cui Kerouac è l'eroe indiscusso. Figlia del dopoguerra Americano, di giovani che, sentendosi in gabbia in una società consumistica che nega ogni forma di possibile individualità, ed usando le Parole di Pier Paolo Pasolini, riesce ad appiattire ed uniformare anche laddove i fascismi avevano fallito, rispondono con la prosa e la poesia del vivere. E vivere è viaggiare per i protagonisti della Beat Generation. Spostarsi più volte lungo l'America. In orizzontale prima, in verticale poi, fino ad approdare in Messico. Al ritmo del jazz. Viaggiare, danzando per il continente americano al ritmo del Bebop. Viaggiare senza meta, ed amare e conoscere. Conoscere gente nuova, nuovi costumi, nuovi stili di vita e fare nuove esperienze e sperimentare.
Viaggiare perché bisogna andare.
Perché vivere è sperimentare, sperimentare tutto. Anche le droghe, purtroppo.
Viaggiare per cogliere il divino negli occhi puri, stupiti, di una giovane indigena messicana. Felice di scambiare una pietra per un orologio al quarzo. Per sentire Dio lungo il transito, nel passaggio, nel mutare dei paesaggi, negli occhi della gente. Nel tempo.
Vi è un fortissimo sentimento religioso dietro l'inquietudine della Beat Generation.
Che troverà risposta nel Buddhismo Zen. Un buddhismo non ortodosso. Che Kerouac e la sua generazione, intenderanno sempre come azione. Perché per Kerouac il buddhismo sarà azione. Azione senza possibilità di mediazione. Azione. E non medit-azione.
Una religiosità estremamente complessa quella della Beat e di Kerouac in particolare, che una volta alla domanda di un giornalista che gli chiese a chi rivolgeva le sue preghiere rispose:<< prego il mio fratellino morto, mio padre, Buddha, Gesù Cristo e la Vergine Maria>>. Aggiungendo poi: << Prego queste cinque persone >>.
Ma Kerouac era davvero Zen?
Lo era nell'azione. Nel comprendere l'unità delle cose. Nel comprendere il viaggio delle cose verso la loro caducità. In quel suo nichilismo attivo, che considera tutto Vuoto, Impermanente. E proprio per questo realmente insondabile, e dunque divino.
Non lo era nella reazione, nell'uso di droghe per calmare le sue ansie e la sua necessità di infinito. Nell'alcol e nella droga, Kerouac non era zen. Perché Il buddhismo è consapevolezza. E lo Zen Presenza e Padronanza di Sè.
Chiudo questo post con una meravigliosa intervista realizzata da Fernanda Pivano, massima conoscitrice italiana della Beat Generation, per Rai Tv. Quando la Rai, faceva ancora la Rai.
Negli occhi di Fernanda, - nella difficoltà di portare fino in fondo un'intervista trilingue, ad un Kerouac che alterna inglese francese e qualche parola di italiano, in un profondo stato di confusione legato all'uso di alcol e sostanze stupefacenti- la consapevolezza della parabola discendente di Kerouac. Ormai divenuto caricatura di se stesso. Lontano dall'Eroe che un tempo
narrò in "On the Road" i sogni e le Ansie di una intera Generazione.